"Tu menti". "Sei nervosetto". Tra Papeete, alcol, voli di Stato e migranti la sfida dei due Matteo

Doppia consacrazione per il leghista e il leader di Italia viva, che si propongono come i duellanti del futuro. E ognuno parla ai suoi

ROMA. «Se avessi 65 milioni starei qui a confrontarmi con lei sul Papeete?». Verso la fine, quando la messa in onda sarà ormai in piena notte, il confronto tanto annunciato tra i due Matteo - Salvini e Renzi- si accende sul Russiagate. Prima, per oltre un'ora, è stato tutto un parlare di Quota 100 e immigrazione, ma anche del passato, i 27 anni di politica di Salvini e il «genio incompreso» (copyright del leghista) di Renzi: «Ha salvato il mondo eppure ha il 4 per cento». Avevano promesso un incontro, lo hanno fatto: nello studio di Porta a porta, arbitro Bruno Vespa, a fare domande i direttori della Stampa, Maurizio Molinari, e del Quotidiano nazionale, Michele Brambilla. Non c'è campagna elettorale, non ci sono regole stringenti, ma i due si affrontano come fossero i contendenti di Palazzo Chigi, sullo sfondo le loro foto camuffate da schermidori, e sono colpi di fioretto e spada, qualcuno anche sotto la cintura, ma in fondo essere qui serve a tutti e due: l'attenzione puntata su di loro, uno il capo dell'opposizione non più inseguito da tutti i riflettori, l'altro la forza più piccola di maggioranza, consacrati come i due sfidanti del futuro.

«Il colpo di sole che Salvini ha preso al Papeete lo fa rosicare ancora adesso», parte all'attacco Renzi, che per l'inizio della trasmissione si era preparato qualche battuta a effetto. «Quando si vota lo decide la Costituzione, non un beach club a Milano Marittima», e poi ancora guardando Salvini dall'altra parte del tavolo, a cui prima scappa dato del tu e poi vira sul lei, «conosce tutte le sagre del Paese, sta sempre a mangiare, ha uno stomaco d'amianto, allora faccia il presidente della Pro Loco non il ministro». Cita il Papeete più volte, la spiaggia delle vacanze estive di Salvini - «mai mi permetterei di giudicare le sue ferie ma avrebbe fatto miglior figura se non si fosse messo in missione dal Senato»" - e Salvini si irrita, lo si sente sospirare mentre parla Renzi, «ho capito che è un reato andare in spiaggia con il proprio figlio, probabilmente la sinistra è abituata a caviale, champagne e Montecarlo, io sono più sempliciotto».

C'è il governo, naturalmente, «Renzi in modo geniale se l'è inventato sotto un fungo», commenta Salvini; «è un'operazione di Palazzo, sì - ammette Renzi - per l'interesse del Paese»". Arriva l'attacco di Renzi sulle presenze di Salvini in Aula e quello di Salvini sulla lealtà di Renzi: «Lei è una persona diversa da me, io non mi sognerei mai di fare un partito dalla sera alla mattina, di dire Stai sereno e poi taaac», mima il palmo della mano verso il basso. Il leghista critica la tassa sulle merendine e il leader di Italia viva lo sfida: «In quale legge si trova questa tassa? Lo dica se no fa l'operazione di gettare il paese nella paura».

Duellano, si attaccano, ogni tanto menano - come quando Salvini per confutare le parole di Renzi gli chiede se abbia «acqua o altro nel bicchiere» e l'ex premier, veloce ad alludere ai mojito in spiaggia, «parli di alcol a me?» - qualche volta usano il fair play - «per onestà intellettuale devo dire che ha ragione» - ma ognuno parla al suo pubblico. Salvini vira spesso e volentieri sul suo cavallo di battaglia, l'immigrazione - «i 500mila sbarchi durante i tuoi 3 anni di governo li pagheremo noi» - l'ex segretario del Pd loda di continuo il suo governo e prova a inchiodarlo ai numeri: «Quota 100 costa 20 miliardi in tre anni per 160 mila persone». Salvini alza cartelli con dei dati, Renzi alza una foto di Salvini con una maglia «No euro». Salvini incolpa il governo di voler «tassare anche l'aria», Renzi continua ad accusarlo di mentire.

Il capo di Italia viva va all'attacco, all'inizio sembra più efficace, poi va un po' sopra le righe, «è nervosetto», lo stuzzica il contendente. Salvini va forte sui suoi temi, cerca di tagliare corto sul Russiagate - con Renzi che lo incalza «perché non querela Savoini»​​​​​​​ - come sui 49 milioni che la Lega deve restituire a rate, «non li ho visti». Duellano sui voli di Stato, «andrò a Montecarlo», fa ironia Salvini per attaccare una vecchia vacanza in montagna di Renzi; «fossi in lei io starei tranquillo, io non ho indagini aperte», reagisce Renzi. «Io sono un pericoloso mentitore e gli italiani si fanno abbindolare da un mentitore», ricorda Salvini le proporzioni: la Lega data nei sondaggi oltre il 30, il neonato partito di Renzi tra 4 e 5. «Lei dice di aver salvato il mondo e ha il 4 per cento: o non lo ha salvato o non l'hanno capita». Ultime scintille sul Russiagate, «io faccio politica per passione, se volessi arricchirmi andrei in giro a fare conferenze per migliaia di euro», punzecchia Salvini, sapendo che è proprio quello che fa l'ex premier. «Perché non la invitano», risponde l'altro.

Quasi un'ora e mezza di match. All'uscita, entrambi ostentano soddisfazione. Si direbbe un pareggio, dove ciascuno è riuscito a far passar il suo messaggio. E ora, scherza Salvini salendo in macchina, il prossimo faccia a faccia è pronto a farlo con «Giuseppi, quando e dove vuole». Prossima sfida, al premier Conte.

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