Turisti incauti: in ospedale venti ricoveri per malaria
UDINE. È vero che le offerte last minute si colgono al volo: il tempo per infilare quattro abiti in valigia ed è ora di partire, ma una ventina di casi di malaria nell’arco di alcuni mesi al Santa Maria della Misericordia non sono pochi.
A parlarne è il direttore della Clinica malattie infettive di Udine Matteo Bassetti che raccomanda ai friulani in partenza comportamenti improntati alla cautela.
«Il numero dei ricoveri per malaria è piuttosto consistente per un ospedale come quello di Udine - osserva – molte volte si tratta di pazienti di ritorno da un viaggio nei paesi tropicali, cui il tour operator non ha consigliato la profilassi o che vi hanno rinunciato perché non la tolleravano, c’è chi non l’ha fatta perché aveva previsto un soggiorno in una località balneare, ad esempio in Kenia, ma poi si è fatto tentare dalle escursioni. E ci sono anche gli immigrati che, dopo anni di permanenza in Italia, perdono la loro immunizzazione e quando fanno ritorno nel Paese di origine per una vacanza contraggono la malattia».
E non è solo il Kenia a rappresentare un rischio, c’è il Gabon, il Senegal, la Nigeria e l’Africa subsahariana in generale. È un crescendo, che a fine estate dovrebbe raggiungere il suo picco.
Non bastasse, quest’anno ci sono stati anche un paio di casi di dengue, la pericolosa febbre emorragica contratta da friulani che sono andati in Africa per ragioni di lavoro.
Un altro rischio concreto per chi è pronto a prendere il volo per l’area subsahariana o le località dell’oceano indiano è la chikungunya, una malattia febbrile acuta virale, trasmessa dalla puntura di zanzare infette diffuse dal Madagascar alle Seichelles, dalle Mauritius a Réunion, dove il rischio incombe. «In questo caso – spiega il dottor Bassetti – non c’è profilassi, ma è bene usare alcune precauzioni, evitare l’esposizione al tramonto, specie vicino ai bacini d’acqua, utilizzare repellenti, indossare copricapi e calzettoni».
«A volte vediamo delle forme gastroenteriche talmente aggressive da produrre forme emorragiche e febbre - aggiunge Bassetti – bere acqua solo in bottiglia, evitare di consumare ghiaccio, verdura e frutta non sbucciata e di mangiare cibo comprato dalle bancarelle in Paesi dove la carica batterica è particolarmente elevata è buona norma, lavarsi spesso le mani e portarsi dietro un antibiotico di barriera a rapido assorbimento intestinale, poi, è consigliabile».
Ultimo avvertimento per chi è diretto in Africa o in Sudamerica, specie se estimatore della cucina a base di pesce e muscoli, riguarda l’epatite A. «È consigliabile un controllo prima di partire per verificare se già si è immuni e, in caso contrario, è il caso vaccinarsi» raccomanda Bassetti.
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