Tutti i dubbi sull'operazione Amazon in Friuli: la paura dei commercianti, il plauso dei sindacati

Da Pozzo: vanno definite nuove regole. Il leader di Confcommercio: «La Ue non si occupi solo di vongole». Pezzetta (Cgil) esulta: bene per occupazione e indotto

UDINE. Il cambiamento, quello che spaventa, diventa ancor più minaccioso quando lo si tocca con mano. Amazon non nasce oggi, ma oggi mette un “piede”, fisicamente, in Friuli Venezia Giulia. Lo fa annunciando la nascita di un centro di smistamento a Fiume Veneto.

Non è né sarà un “negozio”, non un luogo dove fare acquisti, non l’ennesimo concorrente nei settori dell’abbigliamento, calzature, telefonia... Ma è la dimostrazione concreta della pianificazione minuziosa del colosso del commercio online verso una sempre più capillare ed efficiente gestione del proprio business. Non è l’apertura del centro che minaccia il piccolo, medio e grande commercio tradizionale. È l’esistenza stessa di Amazon che lo fa.

E che rende sempre più urgente l’affrontare temi da troppi anni (ormai un decennio) vengono invece ignorati. Iniziando dal «tema delle regole – indica la priorità Giovanni Da Pozzo, presidente di Confcommercio Fvg – che devono essere affrontate, come minimo, a livello europeo. Quello che preoccupa sono le disparità di regole con cui operano da un lato il commercio tradizionale – della piccola, media ma anche grande distribuzione –, dall’altro il maggiore distributore mondiale online, che gode di particolari e inaccettabili facilitazioni.

Su fiscalità e procedure per la presenza sul territorio non ci sono pari condizioni, un vulnus che va risolto pena la progressiva scomparsa dal mercato, già peraltro avviata, di numerose attività commerciali impossibilitate a reggere un confronto impari. Una perdita gravissima per il valore anche sociale di aziende che rendono vive le nostre città e i paesi in aree spesso marginali del territorio».

«Valore sociale che la distribuzione online non può ovviamente sostituire. Certo, la rivoluzione digitale che ha aperto le porte ad Amazon e Alibaba, che diventerà a breve un altro nodo, è inarrestabile. Ma le regole vanno trovate e imposte. Non a livello italiano, ma almeno europeo. A questo proposito dispiace assistere a una campagna elettorale in cui pare che l’Europa debba continuare a occuparsi come in passato di ora legale e dimensione delle vongole anziché dei temi chiave per lo sviluppo socio-economico» è la sollecitazione di Da Pozzo.

Entusiasmi fuori luogo: dove arriva il colosso calano gli stipendi e spariscono i negozi


«Lo “sbarco” di Amazon in Friuli Venezia Giulia è una notizia positiva – è la considerazione di Villiam Pezzetta, segretario della Cgil Fvg –. La presenza di un polo logistico della multinazionale statunitense in regione, infatti, non avrà ricadute negative sul commercio tradizionale, dalla grande alla piccola distribuzione, ma un impatto positivo in termini di posti di lavoro diretti e sull’indotto.

Chiarito questo, l’apertura del centro logistico di Fiume Veneto è senz’altro specchio di una crescita, quella del commercio online, che è anche fonte di preoccupazione non solo per il suo impatto sulla tenuta della rete del commercio “fisico”, ma anche per altri aspetti di importanza sicuramente non secondaria, a partire dalle condizioni di lavoro di chi opera all’interno del commercio on-line».

Anche Pezzetta fa riferimento alle regole: «Spetta alla politica trovare risposte e soluzioni: le invocano a gran voce anche i rappresentanti della grande distribuzione organizzata, che curiosamente chiedono regole per arginare la concorrenza delle vendite online, ma si appellano alla deregulation e alla libertà del mercato quando si pone il problema delle aperture domenicali o della cannibalizzazione della piccola distribuzione e dei negozi di vicinato».

L’ex segretario Pd in regione, Salvatore Spitaleri, affida a Facebook la propria riflessione. «Il tema del rapporto tra piccoli negozi e grande distribuzione va affrontato in relazione al rapporto tra piccoli negozi e grande distribuzione (in regione, dobbiamo confessarlo per tutti gli schieramenti politici, non sempre siamo stati lineari nelle scelte); il tema del lavoro nella grande distribuzione e nei depositi Amazon e simili (turni, precarietà, festività) va affrontato (e qualcuno in regione ci aveva provato nella scorsa legislatura e, a livello nazionale, aveva iniziato a dare qualche soluzione) con un sistema di garanzie contrattuali. Se veramente vogliamo affrontare la sfida nelle vendite online (e magari potremmo pensare che anche per il nostro sistema produttivo l’e-commerce potrebbe essere una opportunità), lavoriamo sulla qualità dei prodotti, conteniamo ricarichi (e aumenti Iva), favoriamo le filiere».

Chi esprime preoccupazione per il modello di consumismo globale che Amazon incarna, è Massimo Moretuzzo, segretario del Patto per l’autonomia: «Non è questo il modello di società che abbiamo in mente, non è questo il tipo di sviluppo che vogliamo per il Friuli-Venezia Giulia». —


 

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