Uccide il cane malato e si toglie la vita: non voleva soffrire come l’animale

Dranmma ad Artegna. Bruno Facini, 66 anni, ha premeditato tutto, dal testamento alle indicazioni che spiegavano il gesto. L’uomo abitava solo nella casetta in via Sottocastello. Ha lasciato anche l’epigrafe con la fotografia

ARTEGNA. Un suicidio premeditato nei minimi particolari, per amore di un cane che non voleva più veder soffrire perché malato e che ha ucciso prima di fare su se stesso il medesimo gesto estremo. Per paura di ammalarsi e invecchiare male pure lui.

Quasi una storia d’amore quella che ha posto fine ieri alla vita di Bruno Facini, 66 anni, pensionato dell’Inps che abitava da solo nella casetta in via Sottocastello. Dopo la morte della madre erano rimasti da soli lui e il suo “beagle”. Ma da qualche tempo il cane si era ammalato. E così, mercoledì sera, il signor Bruno ha nuovamente avvisato una vicina dicendole di andare a vedere del suo cane perché lui ieri mattina sarebbe stato altrove.

Così è stato scoperto il suicidio dell’uomo, che con la stessa corda, nel sottoscala che porta al garage, ha prima salutato per l’ultima volta il suo cane e subito dopo, vicino alla bestiola, ha attuato un progetto ultra-meditato.

Sì, perché quando i carabinieri della stazione di Buja hanno messo piede nella villetta perché chiamati dalla vicina, si sono trovati davanti a una specie di puzzle, un domino fatto di post-it, foglietti, bancomat, carte di credito, oggetti e quant’altro che il signor Bruno aveva precedentemente messo in ordine con le sue ultime disposizioni. Testamento compreso già depositato dal notaio. E compreso anche un foglio «per la Polizia» che sarebbe intervenuta.

Un gesto spiegato nei minimi dettagli, così come le disposizioni per i parenti rimasti e che adesso riceveranno questa “pesante” eredità. Tutti dovevano sapere, nessun segreto andava tralasciato, fino all’ultimo euro, fino all’ultimo orologio.

Persino l’ora del decesso ha scritto Bruno Facini su uno di quei fogli lasciati in giro per la casa: alle 7 di ieri. Un particolare che ovviamente coincideva con l’indicazione del medico legale intervenuto su disposizione della procura di Udine, la dottoressa Fanzutto, che ha effettuato l’esame esterno sul cadavere dell’uomo.

È stato un sopralluogo meticoloso quello dei carabinieri di Buja, nonostante la chiarezza della scena. Come sempre avviene quando si devono cercare le motivazioni di un gesto. In questo caso è stato tutto così evidente quasi da fare stemperare quella che comunque rimane una tragedia.

Una tragedia vissuta e preparata addirittura con l’epigrafe – con tanto di fotografia – lasciata su un tavolo della casa vicino alle carte di credito, agli orologi, agli oggetti che adesso qualcuno riceverà a ricordo di una persona conosciuta in paese e benvoluta non soltanto per la semplice vita che aveva condotto.

(ha collaborato Piero Cargnelutti)

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