Uccisa la “mente” della strage degli italiani a Dacca

DACCA. È rimasto ucciso in una operazione delle forze speciali a Dacca l’estremista islamico Nurul Islam Marzan, considerato una mente dell’attentato in un ristorante in cui morirono 20 persone tra cui 9 italiani.
Marzan è stato ucciso insieme a un altro sospetto estremista nel quartiere Rayer Bazar della capitale bengalese. Marzan, età sulla trentina, fu uno degli organizzatori dell’attacco del primo luglio alla Holey Artisan Bakery di Dacca, quando nove terroristi dell’Isis armati di machete, kalashnikov e bombe a mano massacrarono, tra gli altri, 9 imprenditori italiani del tessile (tra cui i friulani Cristian Rossi e Marco Tondat), sgozzando gli ostaggi che non riuscirono a recitare versetti del Corano.
Marzan era il braccio destro del leader di una nuova fazione del gruppo Jamatul Mujahidden Bangladesh, Tamim Ahem Chaudhry, considerato il regista della strage, ucciso a colpi d’arma da fuoco lo scorso agosto in un’altra operazione delle forze speciali.
Dal 2013 il Bangladesh, Paese di 160 milioni di abitanti a maggioranza musulmana, ha vissuto una ondata di attacchi di matrice islamica contro le minoranze, che si sono intensificati dal 2015.
La sera del primo luglio 2016 un commando armato assaltò il ristorante nel cuore del quartiere diplomatico di Gulshen, aprendo il fuoco e prendendo degli ostaggi.
Nove le vittime italiane: Adele Puglisi, Marco Tondat, Claudia Maria D’Antona, Nadia Benedetti, Vincenzo D’Allestro, Maria Rivoli, Cristian Rossi, Claudio Cappelli e Simona Monti. Il bilancio complessivo fu di 28 morti: due poliziotti uccisi nello scontro a fuoco scoppiato con i primi agenti intervenuti sul posto, sei sono assalitori uccisi nel blitz della notte e 20. Tredici ostaggi furono liberati nel blitz.
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