Ucciso da un ceppo: il vicino accorre e ha un infarto

Dramma nel dramma nella vicenda che ha visto morire a Vedronza Carlo Pozzi, bancario di 42 anni 
Bumbaca Gorizia Infortunio campo Straccis ©Foto di Roberto Coco
Bumbaca Gorizia Infortunio campo Straccis ©Foto di Roberto Coco

LUSEVERA. Non è stata ancora fissata la data dei funerali di Carlo Pozzi, il bancario di 42 anni – di origini cividalesi ma dal 2011 residente a Vedronza, frazione del Comune di Lusevera – che nella tarda mattinata di sabato è stato colpito e ucciso da un ceppo, piombatogli in fronte.

Stando alle informazioni pervenute, infatti, l’autorità giudiziaria avrebbe disposto l’autopsia: atto di prassi, in realtà, dal momento che sulle cause del decesso – come confermato dall’ispezione cadaverica, effettuata dal medico legale poco dopo l’accaduto – non ci sono dubbi.

A stroncare la giovane vita di Pozzi è stata, infatti, la violenza dell’impatto del pezzo di legno, schizzato via all’improvviso dal macchinario – una rudimentale sega elettrica, collegata ad un nastro che a sua volta era attaccato a un trattore – con il quale il 42enne stava tagliando una serie di tronchi. L’esame autoptico dovrebbe essere eseguito nella giornata di oggi: espletata l’incombenza, dovrebbe venire rilasciato il nulla osta per le esequie.

E all’indomani della sciagura, che ha scosso profondamente – per l’età della vittima, sposata e con un bambino di appena 7 anni, così come per le modalità del sinistro – sia la comunità di Lusevera che quella della città ducale, affiorano nuove informazioni sullo scenario della disgrazia. Si è avuta conferma, in primis, del fatto che Pozzi non era da solo al momento del dramma: c’era, accanto a lui, un’altra persona, che lo stava aiutando nel lavoro.

Non solo: in conseguenza dell’accaduto il vicino che gli aveva prestato il trattore per attivare il macchinario per il taglio del legname sarebbe stato colto da infarto. Tragedia nella tragedia, insomma, con conseguente trambusto di forze dell’ordine e mezzi di soccorso, che hanno trasportato l’uomo sentitosi male al Santa Maria della Misercordia di Udine ma che per Carlo Pozzi, purtroppo, non hanno potuto fare nulla. La morte era stata istantanea.

Resta, ora, il ricordo. Ed è un ricordo luminoso, che delinea i tratti di una figura entusiastica e vitalissima, piena di interessi e di passioni e, soprattutto, «tanto buona». Un gran lavoratore – era vicedirettore alla Cassa di Risparmio del Friuli Venezia Giulia, a Udine, nella filiale imprese di via Zanon – e un esperto sportivo: sommozzatore, alpinista, climber, sciatore (molto abile nel fuori pista).

«Davvero un bel carattere. Carlo sapeva farsi amare», dice commosso chi l’ha conosciuto. Fra i suoi hobby anche il “fai da te”: il rustico in cui viveva con la famiglia se l’era ristrutturato praticamente da solo, avvalendosi esclusivamente del supporto di alcuni amici.

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