Udc spaccata da dimissioni e rese dei conti
UDINE. È un partito spaccato in due l’Udc in Fvg. Giunto, passati cinque mesi dalla debacle elettorale, alla resa dei conti. Di fronte, da un lato, ci sono gli uomini vicini all’ex parlamentare Angelo Compagnon, dall’altro quelli fedelissimi al giovane Fabrizio Anzolini, protetto dai vertici romani e in particolare da Pierferdinando Casini. Svelato dalle recenti dimissioni di Alessandro Tesolat da vicesegretario vicario del partito (respinte da Leonardo Zappalà), il malumore tra i militanti dell’Udc è ormai un fiume in piena. Pronto a invadere dal livello regionale quello provinciale di Udine, dov’è il segretario Ottorino Faleschini a minacciare ora di dimettersi. La lettera è già pronta. Deve solo essere consegnata. Lo sarà, salvo ripensamenti, non appena il leader regionale del partito Leonardo Zappalà farà ritorno in Fvg dalla Sicilia, dov’èin ferie.
«Sono deciso – afferma Faleschini – perché non tollero più la presenza di dinosauri in questo partito. Mi sento male ogni volta che devo convocare un coordinamento provinciale immaginando il tempo perso, le false questioni, questo non è fare politica. E poi, siamo chiari, l’Udc non esiste più, esistono i moderati ed è opportuno iniziare a pensare come tenerli insieme in modo costruttivo». L’accusa principe ad Anzolini e i suoi è d’aver remato contro in tempo di elezioni, oltre ad aver confuso l’elettorato con posizioni pro Debora Serracchiani. E ancora, non essere sceso in campo, lui come anche ex assessori provinciali, alle regionali contribuendo all’insuccesso del partito che ora, nell’assise di piazza Oberdan, conta su un solo consigliere invece che sui tre – più un assessore – della passata legislatura.
Anche Alessandro Tesolat non usa giri di parole: «C’è un ritorno di fiamma di certi personaggi che da dentro l’Udc hanno sparato sul partito e con i quali non voglio più avere a che fare». Non fa nomi l’ex consigliere, ma il riferimento è chiaro. Ebbene, non avere più a che fare con Anzolini sarà difficile, perché è vero che Zappala gli ha tolto la vicesegretaria Fvg, ma il giovane resta pur sempre seduto sui banchi della direzione, pronto a dire la sua.
Il leader regionale segue la situazione, sempre più tesa, dalle ferie. «Sapevo dell’intenzione di Faleschini – dice Zappalà – e se non tornerà sui suoi passi non potrò far altro che accettare le dimissioni e nominare un commissario che traghetti il provinciale verso un nuovo congresso». Se ne parlerà all’inizio di settembre, quando Zappalà ha annunciato di voler riunire i vertici del partito.
Un po’ tardi, a giudizio di qualcuno, visto che la direzione non si riunisce almeno dallo scorso mese di marzo. A rompere gli indugi ci ha pensato Anzolini convocando una riunione a Palmanova. Lo ha fatto in autonomia da Zappalà e l’iniziativa gli è costata il ruolo di vicesegretario, revocatogli via raccomandata con due righe. Motivo? «Comportamento incompatibile con il significato fiduciario della delega». Anzolini non ha accusato il colpo e replicato: «A dimettersi dovrebbe essere Zappalà». La schermaglia pare solo all’inizio e s’inserisce nel panorama di una resa dei conti che a livello nazionale dovrà decidere il futuro dell’Udc. Anche questo letto in Fvg da angoli opposti.
Da Anzolini come l’occasione per portare il partito verso il Ppe, sotto l’egida del leader di sempre, per Tesolat, e per gli uomini del partito vicini a Compagnon, come l’occasione per procedere un azzeramento dei vertici romani, a partire da Casini, ritenuto responsabile della pesante sconfitta elettorale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto