Udine, addio a Galimberti: la sua pasticceria simbolo di via Gemona

Ha gestito per 40 anni il forno fondato nel 1924 dal papà. Il locale era il prediletto di medici, politici e scrittori

UDINE. Il profumo inebriante del pane appena sfornato, che riempiva le narici e confortava lo spirito di chi passava per via Gemona. Ma pure l’enfasi del vociare ai tavolini della pasticceria, dove per sorseggiare il caffé si trovavano medici (qualche nome? Corrado Cecotto, Mauro Ventura, Angelo Meriggi), politici (Antonio Comelli, Giovanni Pelizzo) e scrittori (Renzo Valente).

Spaccato di una Udine che piaceva e si piaceva, in cui il caffè Galimberti di via Gemona era crocevia di incontri, trame, confronti e scontri. Anche se negli anni Novanta la pasticceria è passata di mano, ieri in qualche maniera si è chiuso un capitolo di quella fantastica storia.

È morto nella notte a 88 anni Eugenio Galimberti, figlio del fondatore dello storico forno (papà Giuseppe arrivò a Udine nel 1924, spedito al confine da Rovigo) e per decenni instancabile gestore della bottega, che ha saputo rinnovare negli anni con acume e notevole capacità di adattamento.

Il primo forno (aperto dai Gremese) si trovava dove oggi sorge la chiesa di San Quirino: Eugenio, assieme al papà, ha lavorato per realizzare l’attuale sede, inaugurata nel 1966; al piano terra forno e pasticceria, all’ultimo l’attico in cui ha vissuto per una vita assieme all’amata moglie, Franca Dal Dan, sposata nel 1960: dal loro amore sono nati i figli Fabio e Antonella.

Galimberti era un’autentica istituzione nel mondo della pasticceria. Tanto che negli anni Settanta un giovane Iginio Massari (oggi tra i più celebrati pasticceri d’Italia e all’epoca apprezzato rappresentante per un’importante azienda alimentare) fu protagonista di una serie di laboratori «grazie ai quali papà e i suoi collaboratori avevano affinato la tecnica legata alla piccola pasticceria», spiega il figlio Fabio.

Galimberti era stato tra i fondatori della Società industriale panificazione spa (Sipan) di Feletto Umberto, inaugurata dai panificatori udinesi negli anni Sessanta e per decenni fornitrice quasi esclusiva dei supermercati Coop friulani e delle caserme dell’Esercito in provincia.

Nei primi anni Novanta la cessione della pasticceria e la meritata pensione, trascorsa tra la pesca (sua grande passione) e la famiglia. Tante conoscenze, poche - ma sincere - le amicizie. Come quella con padre David Maria Turoldo, che era spesso ospite della famiglia Garimberti: girava per casa e assaggiava le leccornie che Eugenio e Franca preparavano, discutendo di filosofia e politica davanti all’immancabile polenta e brovada.

«Papà era un gran lavoratore, capace di aiutare chi si trovava in difficoltà. Ed era un uomo molto schivo», chiosa Fabio. Tanto schivo da chiedere di evitare il funerale: l’ultimo saluto con una messa in suffragio, ma a tempo debito. —

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