Udine, ai poveri 266 tonnellate di cibo

Solidarietà a costo zero: alimenti raccolti in una sessantina di punti vendita e destinati a chi ha bisogno

Alimenti con qualche piccolo difetto o una confezione danneggiata. Beni non più commerciabili, ma con proprietà nutritive rimaste inalterate. Cibo ancora commestibile che andrebbe gettato nelle immondizie, ma che per più di qualcuno può fare la differenza. Da metà 2013 alla fine del 2014 Animaimpresa, d’intesa con Last Minute Market, ha raccolto in provincia di Udine quasi 286 tonnellate di alimenti – pari a un valore di un milione e 22 mila euro – che ha poi consegnato ad associazioni ed enti per essere distribuite a un migliaio di persone indigenti del territorio.

Una solidarietà a costo zero, basata soltanto sul riciclo degli scarti alimentari da parte delle aziende, partendo dalla grande distribuzione e arrivando ai più piccoli punti vendita e attività di ristorazione. Il “Progetto di riduzione e prevenzione dei rifiuti e il loro utilizzo a fini sociali”, sostenuto dalla Regione, vede attualmente coinvolti sedici Comuni del territorio provinciale: Udine, Tavagnacco, Reana del Rojale, Pozzuolo, Povoletto, Pavia di Udine, Pagnacco, Martignacco, Codroipo, Cervignano, Basiliano, Tarvisio, Pasian di Prato, Majano, San Daniele e Manzano. L’iniziativa è portata avanti da Last Minute Market, spin off universitario di Bologna che per primo ha ideato questa forma di recupero degli scarti unendo l’aspetto del sociale con quello della riduzione dei rifiuti. «La società – spiega Andrea De Colle, socio di Animaimpresa – ha bisogno di partner e in Fvg è stata scelta Animaimpresa per sensibilizzare le grandi catene alimentari e verificare la disponibilità di prodotti prossimi alla scadenza o non più commercializzabili perché con difetti, magari legati all’involucro esterno». Animaimpresa, nata nel 2010 con sede a Martignacco negli spazi del Città Fiera, cerca anche «l’adesione delle amministrazioni comunali» tramite i loro uffici «è più facile entrare in contatto con tutti i punti vendita e con il registro delle onlus». I frutti di questo forte impegno non si sono fatti attendere. «La sperimentazione – riferisce De Colle – avviata nel 2013 è partita di fatto nella seconda metà dell’anno. Da quella data al 31 dicembre 2014 le aziende operanti in provincia e coinvolte nei recuperi del cibo sono state 27 (61 i punti vendita che hanno aderito, ma 54 quelli che effettivamente sono stati attivi nel recupero)». Un lavoro che ha consentito di non sprecare «quasi 286 tonnellate di cibo, pari a 1,22 milioni di euro. I generi alimentari sono stati recuperati da una cinquantina di associazioni ed enti della provincia (63 in tutta la regione) e destinati a un migliaio di persone che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese». Accanto allo scopo principale, legato al sociale, non va dimenticato quello secondario: la minor produzione di rifiuti. Meno prodotti da buttare significano meno cibo da conferire (e smaltire) nell’organico e meno imballaggi o confezioni da smistare tra plastica, vetro, carta e così via. Il recupero avviene solitamente una o due volte a settimana. «I punti vendita – sottolinea De Colle – si mettono d’accordo con i volontari delle associazioni. Ogni tanto capita che anche altre aziende, magari agricole, vogliano fare una donazione una tantum e bisogna provvedere a raccogliere i loro prodotti».

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