Udine, appello dell’arcivescovo: «Uno spirito nuovo nella chiesa» - LE FOTO

Monsignor Mazzocato nel rito del Giovedì santo ai fedeli: «Seguiamo la semplicità di Papa Francesco»
Udine 28 Marzo 2013 MESSSA CRISMALE Coyright Petrussi Foto Press /turco
Udine 28 Marzo 2013 MESSSA CRISMALE Coyright Petrussi Foto Press /turco

UDINE. Il Giovedì Santo, ultimo giorno di Quaresima, coincide con il momento in cui l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato per la prima volta alza la voce in cattedrale. Lo fa durante l’omelia per chiedere «al nuovo spirito che soffia in Vaticano di arrivare potente anche nella nostra chiesa di Udine, nei vescovi, nei presbiteri, nei diaconi, nelle consacrate e consacrati, in tanti laici».

L’accorato appello ha colpito molto i fedeli che, al termine della messa del Crisma, non parlavano d’altro. Ripercorrendo l’addio dato dal Papa emerito, Mazzocato ha sottolineato «la misteriosa sorgente che ha consentito alla chiesa di rinnovarsi e rivitalizzarsi, anche quando pesantemente gravata da debolezze e miserie umane dei suoi membri. Pesantezze che Benedetto XVI aveva denunciato quasi con crudezza. Proprio lui, che aveva visto lucidamente tante forme di peccato tra vescovi, sacerdoti e consacrati, in uno dei suoi ultimi discorsi esclamò: “Ma la chiesa è viva”».

Mazzocato ha evocato pure i momenti della vacatio: «La chiesa ha testimoniato di essere viva nella purezza di mente e di cuore di Benedetto XVI che per amore rinunciava al ministero petrino, nella prontezza dei cardinali di ritrovare nella preghiera comune la sintonia con la volontà di Dio e, infine, nell’intelligente semplicità evangelica di Papa Francesco, che sta toccando tanti cuori». E proprio l’esempio di Bergoglio risuona subito. «Pregate per me», ha chiesto Mazzocato ai fedeli, esattamente come ha fatto Papa Francesco durante il primo Angelus. «Pregate perché sia fedele al servizio apostolico affidato alla mia umile persona – ha aggiunto Mazzocato – e tra voi diventi ogni giorno di più immagine viva e autentica del Cristo sacerdote, del buon pastore, maestro e servo di tutti».

Ad ascoltare le invocazioni dell’arcivescovo erano riuniti i sacerdoti e i diaconi del clero diocesano. Una distesa di tuniche bianche, sovrastate da stole intessute con fili dorati. «La rinnovata speranza deve trovare vigore nella solidarietà fraterna con le sorelle e i fratelli schiacciati dalla crisi di lavoro e di mezzi economici che sta provando anche la nostra diocesi – ha aggiunto Mazzocato –. Abbiamo già messo in atto iniziative spontanee e organizzate, ma forse non basteranno. Mi sembra di intuire che Gesù ci invita ad avere sempre nuova fantasia nella carità per accorgerci, come il buon samaritano, dei più poveri che stanno accanto a noi e non hanno più forze per riprendere il cammino. Prenderci per mano e condividere quanto abbiamo è testimonianza convincente che viviamo “nel segno della fede”. Invochiamo il dono di questa fede, che diffonde speranza e apre alla carità, pregando gli uni per gli altri».

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