Dalla Turchia a al Friuli, una Pasqua di fede: a 28 anni Bensu riceve il battesimo

Sorriso sul volto e mani giunte: la storia di una giovane donna che ha scelto la luce del Vangelo durante la veglia pasquale in Duomo

Timothy Dissegna
Un momento della Veglia di Pasqua (Foto Petrussi)
Un momento della Veglia di Pasqua (Foto Petrussi)

 

Gli occhi chiusi, le mani giunte e il sorriso che le incornicia il volto. Bensu ha accolto così, in un silenzio carico di emozioni, quel gesto simbolico sulla sua fronte che generalmente viene conferito dal prete al bambino in tenera età. Lei, invece, ha scelto di arrivarci a 28 anni, spinta dall’amore per suo marito e la volontà di entrare in una nuova comunità. Quella di Bensu Dağlıoğlu Ursella è una delle quattro storie che si sono intrecciate ieri sera in duomo, in occasione della veglia pasquale che ha avuto, come da tradizione, un momento dedicato al battesimo degli adulti.

È stato l’arcivescovo monsignor Riccardo Lamba a conferire i sacramenti ai fedeli, tutti di età compresa tra i 25 e i 32 anni, e tra loro spicca proprio la 28enne turca, arrivata al sacramento dopo un percorso di avvicinamento al cristianesimo, iniziato due anni fa grazie all’incontro con la comunità parrocchiale e con il marito, originario di Buja, cattolico praticante.

«Sono cresciuta in una famiglia musulmana, ma più per tradizione che per convinzione religiosa – racconta Bensu –. Ho sempre creduto in Dio, ma desideravo conoscerlo attraverso l’amore, non la paura. E nella fede cattolica ho trovato proprio questo: una risposta alla mia sete spirituale». La decisione di ricevere il battesimo è maturata lentamente, passando per esperienze profonde, come le messe domenicali, gli incontri parrocchiali e le conversazioni con padre Claudio, il sacerdote che l’ha accompagnata lungo il cammino catecumenale culminato lo scorso dicembre nella cittadina collinare del consorte. «Non ho mai detto esplicitamente “ora voglio essere battezzata”. Il mio cuore era già su quella strada. Ho solo seguito la luce che Dio mi metteva davanti».

Durante la veglia, insieme a Bensu hanno ricevuto i sacramenti anche altri tre giovani italiani, tutti accomunati dalla scelta consapevole di intraprendere un cammino di fede. A differenza dei battesimi infantili, quelli in età matura sono frutto di percorsi personali profondi, spesso segnati da dubbi, domande e ricerche interiori. L’anno scorso furono sei le persone battezzate nella stessa occasione, tra i 33 e i 41 anni, tra cui anche un detenuto. In ogni caso, la giovane non rinnega nulla del proprio passato: «Il mio background musulmano è ancora presente nella mia vita quotidiana, in modo sottile ma significativo. Ad esempio, apprezzo ancora il riunirsi con la famiglia durante le festività religiose, salutare gli anziani, godere di quel senso di comunità: è qualcosa che ha un grande valore per me. Uso naturalmente espressioni come “inshallah” o “mashallah” nelle conversazioni quotidiane, non necessariamente in un contesto religioso, ma perché fanno parte del mio linguaggio culturale e del mio modo di esprimere speranza o ammirazione».

«Anche semplici gesti come alzare le mani durante la preghiera mi vengono ancora spontaneamente, a volte come un riflesso dell’infanzia» rimarca.

L’arcivescovo Riccardo Lamba si è soffermato sul significato della narrazione degli evangelisti relativa alla morte di Gesù e sul fatto che la resurrezione era stata da lui stesso preannunciata ai discepoli. «E tanto è bastato loro per credere» ha sottolineato monsignor Lamba. «E così, negli ultimi duemila anni – ha aggiunto –, miliardi di donne e di uomini hanno creduto in lui senza averlo mai visto. Questo perché hanno creduto nel sacramento del battesimo con cui hanno ricevuto in dono la fede. Sono stati immersi in Gesù come luce».

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