Udine, chiusa la storica osteria “Al fagiano”: Floreancig passa il testimone

L’oste si ritira, lascia un luogo d’altri tempi diventato famoso con il passaparola. «La città e i clienti sono cambiati, ma nel mio locale non ci si collegava a internet»
PN; VERNICE MOSTRA DI GIORDANO FLOREANCIG
PN; VERNICE MOSTRA DI GIORDANO FLOREANCIG

UDINE. L’antica osteria “Al Fagiano” è chiusa. Non per sempre, ma quando riaprirà non sarà sicuramente il locale storico senza insegna e senza collegamento internet dove Giordano Floreancig, serviva solo prodotti locali. L’oste non distribuiva biglietti di visita, ha sempre creduto nel potere del passa parola. Floreancig passa il testimone per dedicarsi alla pittura. L’osteria di via Zanon riaprirà dopo l’estate.

Giovedì scorso Floreancig ha versato l’ultimo taglio di vino nell’osteria che gestiva da 15 anni. «Adesso la frequento dall’altra parte del banco», commenta l’oste che conosce meglio di altri il mondo delle osterie. Nato nelle Valli del Natisone, Floreancig ha iniziato a lavorare a 12 anni e con un diploma di scuola alberghiera in tasca ha gestito “L’Allegria” di via Grazzano, “Al Collio” di via Aquileia, “La Cjacarade” di via San Francesco e, infine, “Al Fagiano”.

In ogni locale ha portato la creatività. Il suo tocco mancherà in città: in queste ore sono in molti a lamentare l’assenza del locale dove, come sottolinea Floreancig, «ogni giorno poteva andava in scena un film di Fellini». Le parole dell’oste riportano ai tanti personaggi che si ritrovavano in quel luogo: «In osteria sono tutti uguali – fa notare Floreancig –, le prostitute diventano principesse e i barboni sono al fianco degli industriali».

Floreancig ricorda i tempi andati quando, le “macchiette” affollavano le osterie che richiamavano anche gli “strilloni” e i facchini. «L’osteria – ripete – è un luogo di culto, bisogna frequentarla». Occhiali neri da vista, capigliatura disordinata, l’oste ritiene che «non ci sia più una grande esigenza delle osterie. Oggi i giovani sono tutti uguali, fotocopiati e costantemente collegati in rete attraverso i telefonini».

Al Fagiano non era così perché la rete wifi non fu mai collegata. Era l’unico locale a chiudere durante Friuli doc. In quel periodo Floreancig andava in vacanza. «Non ne faccio una questione politica, ma in città – spiega –, mancano eventi in grado di rilanciare il centro. Non si può pensare di farlo sempre con Friuli doc, street food, la birra artigianale e il cioccolato. Sarebbe preferibile allestire una mostra d’arte». Un plauso lo riserva alle donne perché «sanno bere meglio dei maschi».

Tessera dopo tessera, Floreancig descrive il passaggio generazionale visto da dentro l’osteria, il passaggio che ha portato a preferire il wine bar con ragazze vistose dietro al banco e la musica a palla. «Ora – ripete – è tutto cambiato compreso i clienti». Una realtà, questa, che Floreancig ha sempre rifiutato.

«Ho sempre fatto di testa mia – aggiunge – al mio banco non ho mai offerto una patatina, solo prodotti slow food». Lui rispettoso della tradizione, ha vissuto il passaggio dal piccolo mondo antico al locale 2.0. A conferma di ciò ricorda che quest’anno «il sindaco è andato a mangiare l’aringa in pizzeria». Solo qualche anno fa sarebbe stato impensabile.

«Udine è una città bellissima, le persone che arrivano per la prima volta restano affascinate. Via Mercatovecchia avrebbe dovuto chiudere al traffico negli anni Ottanta, in quel caso sarebbe diventata una piazza dove la gente poteva mangiare osservando la Loggia». E via Zanon? Floreancig la immagina come una piccola Montmartre piena di fiori.

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