Udine è la prima città della luce: la prima lampadina con Malignani

Un legame profondo quello della città con la lampadina, un racconto che affonda le sue radici nel passato
Udine 23 Febbraio 2017 mongolfiera Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Udine 23 Febbraio 2017 mongolfiera Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo

UDINE. Udine ha un rapporto naturale, poetico, con la luce e con illuminazioni, visioni, ombre, chiaroscuri e compagnia. Chi l’ha raccontata o dipinta è sempre stato attento a tali aspetti.

Il più intenso racconto cittadino di Novella Cantarutti si intitola non a caso “Luce a Udine” mentre Amedeo Giacomini, di solito ruvido e inquieto, si lasciò sedurre dal fascino di una piazza San Giacomo attraversata in primavera alle cinque di mattina, in una suggestione di luce.

Non si può dire che Udine abbia mai esagerato nell’illuminarsi, tanto meno di immenso, citando così uno dei più famosi versi della poesia italiana, scritto da Giuseppe Ungaretti a Santa Maria la Longa nel gennaio del 1917.

L’unico vezzo luminoso fu probabilmente l’insegna del Baffone che svettava sullo stabilimento della Birra Moretti in viale Venezia vigilando, anche di notte, sulla città ai suoi piedi da buon nonno. Ma se parliamo di luce a Udine si accende subito in tutti la lampadina di Arturo Malignani, in particolare dopo la mostra allestita nel 2015 in occasione dei 150 anni dalla nascita.

Il “sior Arturo”, come era chiamato confidenzialmente, è il personaggio più famoso nella schiera di tecnici, collaudatori, sperimentatori, o come si vuole definirli, che nei loro aspetti noti e invisibili dimostrano l’attitudine dei friulani, quasi una sorta di genialità, destinata a costruire marchingegni, aggeggi e strumenti, in breve a saper inventare qualcosa.

L’illuminazione di Malignani riguardò il perfezionamento della macchina che consentì alla lampadina, ideata da Edison, di durare nel tempo e di non essere nociva.

L’abile americano, quando seppe che in una remota cittadina italiana c’era un ragazzo che da solo aveva fatto meglio di lui, lo chiamò nel 1895 acquistandogli il brevetto. E tutto cambiò in meglio per la storia dell’elettricità, per il conto in banca di Edison e anche per il “sior Arturo”, il quale, una volta tornato con i soldi in tasca, si tuffò in iniziative imprenditoriali, pioniere assoluto dell’industria friulana.

Questa è la parte elettrica della storia, ma è curiosa anche quella precedente. L’illuminazione pubblica cominciò a Udine nel 1381 con un “ferale” (già, uno solo) sotto la loggia grande, che non era ancora quella del Lionello, costruita nel 1448. Dopo un salto triplo di secoli arriviamo al 1794 quando i fanali a olio erano diventati appena 169 e al primo grande spreco, robe da “Mi illumino di meno” ante litteram. Nel dicembre 1807 riapparve a Udine per la seconda volta Napoleone, diventato imperatore.

Per fare bella figura Udine decise di accendere sotto il castello ben 3200 scodellette luminose. I costi furono esorbitanti, superando le 30 mila lire dell’epoca, ma è facile immaginare lo stupore della popolazione nel vedere il colle pieno di luce in tempi nei quali le notti erano spente, luna piena a parte. La città venne in seguito illuminata utilizzando fanali a gas, ma una fuga causò nel febbraio del 1876 un incendio che distrusse la Loggia del Lionello, rifatta tale e quale in pochi anni.

Si decise allora di passare all’elettricità più sicura e nel maggio del 1888 venne firmato il contratto con la società in cui l’industriale filantropo Marco Volpe mise i soldi e il giovane Malignani (appena 23 anni) le idee. Il debutto elettrico nelle vie udinesi avvenne il primo gennaio 1889 con 423 lampade.

Cominciò così la storia che arriva ai nostri giorni ricordando sempre la lezione del “sior Arturo”, genio certo, ma nel segno della sostenibilità e del rispetto verso la natura. Per uno che coltivava le stelle alpine sul colle del castello non c’erano dubbi al riguardo.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto