Udine, genitori contro il Gervasutta: «Fisioterapia quasi annullata, siamo costretti a rivolgerci ai privati»

Riduzione drastica del numero delle sedute: dalle 2 o 3 settimanali a una al mese
Laura Pigani

UDINE. A Silvia i medici avevano ipotizzato che sua figlia sarebbe rimasta «a vita» sulla sedia a rotelle a causa della paralisi cerebrale infantile di cui è affetta. Invece, grazie a sedute continue di fisioterapia e all’impegno costante di professionisti capaci ora, ormai adolescente, può camminare. Progressi conquistati in anni e anni di sedute al Gervasutta, ma destinati a venir meno a causa di un diradamento delle terapie scese drasticamente da 2 o 3 alla settimana (se non quotidiane) a una ogni mese o mese e mezzo.

«Negli ultimi 4 o 5 anni il servizio è peggiorato moltissimo, prima eravamo seguiti nel percorso di crescita dei nostri figli. Ora invece siamo stati abbandonati a noi stessi e siamo costretti a rivolgerci al privato, pagando, per avere questi servizi» attacca Silvia, a nome di un gruppo di genitori che si è trovato nella stessa, precaria situazione e a sostegno del quale si è mossa anche la consigliera regionale Simona Liguori (Cittadini), firmataria di un ordine del giorno che impegna la giunta a potenziare il servizio.


Inutile ogni tentativo intrapreso dalla mamma – e da altri genitori – di interpellare l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale per saperne di più. «Ci hanno negato – spiega – l’accesso civico ai documenti: volevamo conoscere il numero di operatori sanitari e amministrativi in servizio al reparto di “Riabilitazione delle patologie a esordio infantile” dal 2015 a oggi, con indicazione di mansione e tempo lavoro settimanale al Gervasutta». Ma anche il numero di pazienti seguiti e il trattamento per ogni singola patologia. Non è andata meglio la richiesta di accesso rivolta al difensore civico regionale, il quale ha chiarito «la propria incompetenza». «Fino a pochi anni fa – indica Marco, un altro genitore – il Gervasutta era considerato una struttura di eccellenza, al fianco dei bambini e dei loro genitori, adesso non è più così. La sensazione è che manchi personale per organizzare il servizio, vuoi per un dirottamento all’ospedale civile, vuoi per un mancato ricambio in seguito a pensionamenti. Così la riabilitazione e la fisioterapia restano in carico ai genitori».

«Fino a quando aveva 10 anni – riprende Silvia – mia figlia (che ora ne ha 16) era seguita da una equipe fantastica, tanto che le sedute, non appena si vedeva un miglioramento, le facevano diventare quotidiane. Soltanto così ha potuto camminare. Ora te ne mettono una ogni tanto, giusto per darti un contentino, con la scusa che ormai è grande e non migliorerà più o con la scusa del Covid. Ma così rischia di regredire». Questa è anche la preoccupazione di Federica, anche lei mamma di una ragazzina affetta da paresi cerebrale infantile: «Una struttura che si prende in carico un bambino deve poi proseguire le cure. La fisioterapia non può essere fatta una tantum, soprattutto adesso che tra Dad e Covid mia figlia si muove di meno. Bisogna ricorrere al privato, ma costa». Per la sua bambina, colpita da tetraparesi spastica, Alex aveva chiesto di poter utilizzare la piscina del Gervasutta per la fisioterapia, come indicato dal centro milanese da cui è seguita la figlia. Una richiesta «rimasta vana», esattamente come quelle per «il massaggio successivo alle iniezioni di botulino» o un «aumento delle sedute di logopedia».

Il nuovo direttore generale dell’AsuFc, Denis Caporale, ha riferito di voler verificare la situazione, impegnandosi a dare una risposta il prima possibile.

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