Tre anni dalla guerra in Ucraina, la manifestazione a Udine tra bandiere e la speranza di «una pace giusta»

Iniziativa dell’associazione Ucraina Friuli, sostenuta dal Comune: duecento persone presenti. Le testimonianze di chi ha perso amici o ne attende il ritorno

Chiara Dalmasso
La manifestazione in piazza Duomo a Udine (Petrussi foto)
La manifestazione in piazza Duomo a Udine (Petrussi foto)

Le fiammelle delle candele restano accese, come se sopravvivessero al tempo: sono trascorsi tre anni da quando la Russia di Putin ha invaso l’Ucraina, il 24 febbraio 2022, dando inizio a una guerra che, con l’elezione di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, sta prendendo pieghe molto preoccupanti. Erano quasi in duecento, ieri mattina, al presidio in piazza Duomo, a Udine, per esprimere solidarietà al paese sotto attacco.

I manifesti con le caricature di Putin, Musk e Trump e le bandiere giallo-blu che sventolano sulle note di Viburno rosso, l’inno alla libertà dell’Ucraina. I colori, le voci, le lacrime e le preghiere, durante l’incontro, organizzato dall’associazione Ucraina-Friuli in collaborazione con il gruppo territoriale Liberi oltre le illusioni, con la chiesa Ortodossa e l’Unesco, e sostenuto dal Comune di Udine.

La manifestazione

«Il peggio non è mai morto» commenta Viktoria Skyba, presidente dell’associazione Ucraina-Friuli, che dal 2022 raccoglie aiuti umanitari al Città Fiera, osservando che «dopo tre anni di sofferenze, ora abbiamo davanti un’altra minaccia, cioè l’imperialismo russo sostenuto da quello americano». Soffiano venti cattivi, ma questo non significa arrendersi: «Possiamo sconfiggere il male, se restiamo uniti e non ci lasciamo sopraffare dalla paura» aggiunge Skyba, mentre il tintinnio di centinaia di chiavi fa eco in piazza Duomo. «È una iniziativa promossa a livello internazionale per ricordare tutti i prigionieri, che non possono fare rientro nelle loro case perché vittime di continue angherie e ingiustizie».

Solidarietà all'Ucraina: in duecento in piazza a Udine

La pace giusta

Un messaggio forte, sottoscritto dalle istituzioni, di maggioranza e di opposizione - c’era il capogruppo di Fratelli d’Italia Luca Onorio Vidoni - presenti in piazza: «Siamo qui per esprimere la nostra piena solidarietà all’Ucraina, vittima di un’aggressione e di logiche che le stanno imponendo una pace ingiusta» dichiara Federico Pirone, assessore comunale alla Cultura, lanciando un appello al governo italiano: «Bisogna scegliere da che parte stare, nel nome di valori imprescindibili per l’Europa, come la libertà, la democrazia e l’autodeterminazione dei popoli». Principi ribaditi anche negli interventi di Gianluca Volpi, docente dell’università di Udine, e Mario Corti, scrittore e saggista, entrambi impegnati per la causa di una pace giusta.

Da Kiev a Udine

«Sappiamo tutti da che parte stare - aggiunge l’assessore ai Lavori pubblici Ivano Marchiol - prima di tutto perché l’Europa è nata sulle ceneri di una guerra per la libertà e la democrazia e non accettiamo un mondo dominato da violenza e aggressioni, in cui a decidere i confini siano altri». In chiosa, un annuncio: «Intendiamo piantare un viburno rosso da Kiev a Udine, nell’area verde di viale Pasolini che inaugureremo tra qualche settimana e che vogliamo dedicare alla pace e al ricordo».

Alcuni momenti della manifestazione (Foto Christian Bartolin)
Alcuni momenti della manifestazione (Foto Christian Bartolin)

Le testimonianze

Tra i partecipanti, udinesi e ucraini, alcuni parenti delle vittime della guerra. C’è Pavlo Dukhovych, che mostra una foto di Taras Vakaliuk, fratello della sua fidanzata, morto il 19 giugno 2022 in battaglia: «Ma la salma ce l’hanno restituita da poco e presto potremo fare il funerale». A poca distanza, Lilia Matskivska, nata a Rivne, nell’ovest Ucraina, che tiene in mano l’immagine di Petro Vannik, il suo compagno di classe scomparso il 3 ottobre 2023: «A combattere è rimasto suo fratello, prego che ritorni, almeno lui, perché quei genitori meritano di abbracciare almeno un figlio» dice, osservando quanto sia ingiusto che le persone si abituino alla guerra. È successo alla famiglia di Matskivska, rimasta in Ucraina, e a una cara amica di Christian Bartolin, collaboratore dell’associazione che organizza la manifestazione: «Lei è incinta, ricoverata all’ospedale di Odessa, recentemente colpito da pesanti bombardamenti. Essere qui significa lanciare un messaggio contro il negazionismo, perché ci sono troppe persone che minimizzano la situazione».

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