Udine, i grillini bocciano la cittadella da 38 milioni
UDINE. Dopo il boom di consensi incassato alle elezioni, il Movimento 5 stelle scalda i motori anche a Udine. La campagna in vista del voto di aprile si apre sulla cittadella della Provincia, il progetto da 38 milioni di euro che il candidato governatore Saverio Galluccio derubrica «a colpo di coda dell’amministrazione Fontanini». Un impegno economico troppo importante da lasciare sulle spalle di un ente «destinato a sicura soppressione».
Galluccio si lascia andare anche a una considerazione in campo nazionale: «No alla fiducia al governo Bersani». Una chiusura su tutta la linea «per non diventare parte del sistema», anche c’è un asso piglia tutto: l’abbandono dell’aula. Escamotage che consentirebbe al Pd di ottenere la fiducia con l’ok di Scelta civica e senza la collaborazione del Pdl.
Opposizione netta invece, tornando a Udine, sulla cittadella della Provincia. «È inconcepibile - afferma Galluccio - che un ente destinato a sicura soppressione possa indebitarsi per quasi 6 milioni di euro e, in più, cedere alla futura società privata che partecipa al project financing ben quattro palazzi storici di proprietà, stimati 13,3 milioni, con il pretesto di ristrutturare l’ex caserma Duodo». Ma a sorprendere i grillini non è soltanto l’aspetto economico.
«Abbiamo molte perplessità anche dal punto di vista architettonico», aggiunge Luca Vignando, architetto in corsa per la Regione che ha seguito da vicino i lavori del project financing. «Il privato propone due anonime scatole di circa 20 metri per 60 e alte 14, pronte a essere maggiorate con altri piani interrati da destinare a parcheggi – spiega Vignando –. Cubature pronte a essere modificate qualora le necessità del pubblico e del privato, nell'affanno della realizzazione, dovessero richiedere altro denaro per il completamento dell'opera. Incredibilmente la gestione di tutti i parcheggi, mensa, bar, asilo, energia e le locazioni dell'intera ala sud saranno benevolmente affidate dalla Provincia alla società di progetto per ben 27 anni. Alla scadenza, la collettività dovrà inevitabilmente sostenere i maggiori oneri derivanti dalla vetustà del complesso e dei suoi impianti».
Un progetto presentato fuori tempo massimo, dunque, «soltanto per accaparrarsi qualche voto», denuncia Galluccio. E poi aggiunge: «La razionalizzazione degli uffici pubblici, a parità di personale, deve essere intrapresa semplificando la legislazione, riducendo gli inutili obblighi per i cittadini, rafforzando le infrastrutture a costo limitato, incentivando il telelavoro e soprattutto l'accesso alla rete e ai servizi offerti dalla pubblica amministrazione».
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto