Udine, i medium si raccontano: "Così ascoltiamo i morti"

Le sensitive si sono scambiate le esperienze paranormali. Dal Friuli sono andate in Inghilterra per «coltivare le loro capacità»

UDINE. Quando sono in trance assicurano che i loro volti si deformano e che assumono le sembianze dei defunti. Nelle sedute medianiche si impegnano a trascriverne le parole, a visualizzarne le sagome per descriverle ai parenti.

«Ma non chiamiamoli defunti, né spiriti o entità. Sono “persone” che dopo il trapasso vivono in un mondo parallelo e hanno voglia di comunicare con i loro cari».

Ad ascoltare il racconto delle medium Luisa Furlanetto e Nadia Renda in un incontro dedicato alla medianità e ai sensitivi: un pubblico principalmente al femminile con una sala riunioni della libreria Perlanima gremita.

La folla che allunga lo sguardo fra visibile e invisibile, giunge sull’onda della fama di due medium che dal Friuli Venezia Giulia si sono trasferite in Inghilterra per studiare all’Accademia Arthur Findlay e ogni anno stabiliscono oltre 200 contatti con l’aldilà.

Nei loro seminari e convegni parlano delle tecniche sperimentate in un ventennio di attività, del lungo training necessario a mettersi in contatto con persone che non appartengono più al mondo dei vivi.

Obiettivo del convegno: ampliare i confini delle conoscenze su passaggi e continuità dell’anima, con testimonianze dirette della sopravvivenza dopo la morte e della possibilità di comunicare con l’Oltre.

Fra i relatori c’è la pranoterapeuta udinese Manuela Menegon, il metafonista Paolo Presi, la psicoterapeuta Maria Bossa che parla di regressioni e reincarnazione; le sensitive Paola Caneo e Rosanna Rupil. Le incalzano le giornaliste Paola Giovetti e Irene Giurovich.

Ma è l’intervento delle medium a rapire la folla. «Di solito – rivelano – si rivolgono a noi persone che hanno vissuto un lutto: fratelli, amici, padri e madri soprattutto, che vogliono mettersi in contatto con chi hanno perduto. Noi non diamo garanzie, non promettiamo niente e non illudiamo le persone, ma i contatti arrivano, sempre» premettono le due medium.

Hanno alle spalle percorsi diversi, ma ad accomunarle è una vita dedicata alla scoperta di un mondo parallelo. «Non abbiamo siti, blog, men che meno pagine facebook – mettono le mani avanti – chi ci contatta, di solito, ha seguito i nostri seminari e arriva a noi attraverso il passaparola».

Lavorano singolarmente, a volte in équipe, attraverso la medianità mentale usano facoltà diverse: per una il messaggio della “persona” dall’aldilà arriva come un dettato interiore.

«Una voce che io traduco in parole, scrivendo» spiega. Nell’altro caso si tratta di suggestioni visive: «Vedo i particolari della persona defunta, a volte un piede, una gamba, quando non la figura intera».

In ogni caso, assicurano, la presenza si manifesta fornendo nome, cognome, data, circostanze del decesso e una profusione di particolari.

«Non chiediamo fotografie, né elementi sul defunto – assicurano – non ne abbiamo bisogno; quanto ci viene trasmesso è di per sé sufficiente a fugare ogni dubbio e, in genere, la “persona” che si manifesta trasmette anche un messaggio di vita».

A muoverle non sono gli interessi – premettono – non i soldi, ma l’esigenza di portare aiuto a chi ha bisogno di mettersi in contatto con l’Oltre.

Più impressionante l’esperienza della trasfigurazione: il corpo del medium subisce modificazioni temporanee che lo fanno assomigliare al defunto.

«Entriamo in una cabina e finiamo in uno stato di trance – raccontano – ed è a quel punto che prestiamo la nostra presenza fisica, il nostro volto alla persona con la quale ci mettiamo in contatto, assumendone le sembianze».

La sintonia fra medium, defunto e chi assiste, assicurano, è però indispensabile. «Per questo c’è anche chi sostiene di non aver visto niente – ammettono – ma gran parte dei familiari rivedono nel medium le sembianze del congiunto, immortalato nelle recenti dimostrazioni effettuate in Italia dalle riprese fotografiche».

Nulla a che vedere con la religione anche se, assicurano le medium, con la Chiesa spiritualista vi è una buona sintonia. Eppure, chi decide di affidarsi al medianismo non può fare altrimenti: deve crederci.

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