Udine, il progetto per chi è senza casa: sarà ospitato nel dormitorio della Croce Rossa
Una ventina di nuovi posti presto a disposizione in via Pastrengo
Mentre il Consorzio italiano di solidarietà (associazione che opera in favore di migranti richiedenti asilo o rifugiati e organizza servizi di accoglienza nell’area nord orientale) stima che a Udine attualmente ci siano circa una cinquantina di migranti che non hanno un posto dove dormire, le istituzioni, in particolare l’Ambito socio-assistenziale e il Comune in collaborazione con numerosi altri enti, stanno cercando di velocizzare tutte le procedure per poter aprire il prima possibile un nuovo dormitorio (oltre al Fogolar di via Pracchiuso dove ci sono 23 posti letto) in un’area appartenente alla Croce Rossa, in via Pastrengo.
Tale struttura dovrebbe poter offrire almeno un’altra ventina di posti. In tal modo, dunque, si dovrebbe riuscire a dare una risposta, visto anche l’imminente arrivo delle giornate più fredde, a chi, per le ragioni più diverse, non ha un tetto sulla testa. Queste persone “senza accoglienza” comunque, secondo i calcoli delle istituzioni, sarebbero decisamente meno di una cinquantina.
Nel frattempo tutti i soggetti che si occupano di accoglienza, sotto l’egida della Prefettura, stanno dando il loro contributo. Oltre al centro più importante della città, allestito nell’ex caserma Cavarzerani di via Cividale, ci sono anche altri luoghi dedicati all’ospitalità dei migranti. Per esempio, in via Brigata Re, negli spazi di quella che un tempo era l’autorimessa dell’ex caserma Osoppo (di fronte alla caserma vera e propria), sono stati allestiti alcuni container che attualmente accolgono 54 persone. «In quest’area – riferisce il prefetto, Domenico Lione – ci sono ispezioni periodiche e la situazione è monitorata». Così come il Comune, chiarisce l’assessore Andrea Zini, tiene sotto controllo il cantiere della vicina palazzina (in ristrutturazione e ancora al grezzo) che, a lavori terminati, ospiterà uffici regionali per evitare accessi abusivi: «Renderemo inaccessibili gli edifici» precisa».
Intanto, nella giornata di mercoledì, 13 novembre, una trentina di stranieri che sono arrivati da poco e che hanno fatto domanda di protezione internazionale saranno trasferiti altrove e rientreranno nelle rete di accoglienza nazionale.
«Quando analizziamo il fenomeno delle marginalità – spiega il direttore della Caritas, Paolo Zanarolla – dobbiamo tener conto del fatto che ci sono più situazioni che si sommano. Ci sono persone che sono senza una dimora perchè non hanno i requisiti per l’accoglienza, altre che sono in transito, altre che non sono in regola con i documenti e altre che hanno problemi di dipendenze o di disagio psicologico. Tutti casi diversi per i quali non si può trovare un’unica soluzione. Inutile, come si fa ogni anno in questa stagione, dare un numero complessivo che non tiene conto delle specificità. Meglio fare una riflessione più approfondita, tenendo a mente le persone con un nome e un cognome. Anche perchè se si concentrano queste persone in un unico luogo, il rischio è di creare situazioni di conflitto o comunque di aumentare il disagio. Questa complessità richiede più interlocutori e un lavoro in rete, assieme ad azienda sanitaria, forze dell’ordine e servizi sociali, solo per fare qualche esempio. Di certo – sottolinea – i posti in più nei dormitori dovrebbero diventare permanenti e non essere più legati alla stagionalità».
Secondo dati in possesso di Caritas, come precisa Zenarolla, «sono in media un centinaio – anche se i volti cambiano ogni giorno – le persone che beneficiano dei cosiddetti “servizi di bassa soglia”, ossia quelli che vengono erogati senza richiedere particolari titoli o documenti: per esempio la mensa di via Ronchi e la stazione di posta che c’è negli spazi dell’ex caserma dei vigili del fuoco di piazza Unità d’Italia».
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