Udine, il tesoro dell’Archivio di Stato nell’ex caserma di via Aquileia

Firmato l’accordo: entro il 2017 il trasferimento di tutti i documenti storici nella Savorgnan, storico circolo ufficiali udinese

UDINE. Una dozzina di chilometri di documenti che disegnano la trama della storia friulana, più altri dieci, che attendono da anni di essere depositati. È il “tesoro” dell’Archivio di Stato, così prezioso e così ricco che ha dovuto attendere dodici anni per trovare una sede adeguata.

Sarà la caserma Gerolamo Savorgnan di via Aquileia – che fu sede del circolo ufficiali e teatro di feste sontuose e incontri di gala – a ospitare il patrimonio documentario e gli uffici dell’Archivio di Stato, accanto al quale sorgerà anche il Polo archivistico regionale.

L’ufficializzazione è arrivata ieri con la firma dell’accordo fra la direttrice Luisa Villotta e i funzionari dell’Agenzia del Demanio. Ma per avviare le operazioni di trasloco delle preziose testimonianze storiche bisognerà attendere alcuni mesi, in ogni caso il nuovo Archivio aprirà i battenti in via Aquileia entro il 2017. Il complesso immobiliare, da tempo inutilizzato, dovrà essere prima assoggettato a una serie di interventi di ristrutturazione.

Per la direttrice dell’Archivio si tratta di «una giornata storica, nonchè del coronamento di una lunga ed estenuante battaglia arrivata fino all’Avvocatura di Stato».

Che la sede di via Urbanis fosse piccola e inadeguata si sapeva da tempo. E la battaglia per individuare una collocazione più consona partì sin dall’alba del nuovo millennio. Sembrava una guerra lampo, ma si trasformò in una guerra di trincea.

«Nel 2004 il ministero dei Beni culturali vide nella caserma Duodo, in via Ellero, ceduta dal Demanio militare a quello civile, la sede ideale per l’Archivio di Stato» racconta la direttrice. Ma la Provincia aveva altri piani: riteneva quel complesso attiguo a palazzo Belgrado un sito ideale per estendere i propri immobili, così propose uno scambio».

L’intesa – che arrivò sotto la presidenza di Marzio Strassoldo – fu quella di cedere la Duodo alla Provincia la quale, in cambio, si impegnava a rinunciare alla proprietà del sito di via Urbanis e a costruirne uno nuovo, un “gemello” attiguo, nel parcheggio del Malignani. Una doppia sede per soddisfare le mutate esigenze. Eppure, quel gemello non è mai nato. E nemmeno arrivò il passaggio di proprietà della vecchia sede dell’Archivio di Stato. Questo fu all’origine di una serie di sciagure che è la stessa direttrice a ricordare.

«L’immobile che tuttora ci ospita non solo non dispone di spazi sufficienti – ragguaglia Villotta – ma ha una serie di problemi di adeguamento in materia di sicurezza. Interventi che solo in parte abbiamo potuto fare poichè, pur disponendo dei fondi necessari, non avevamo l’autorizzazione della Provincia, ovvero del proprietario dell’immobile».

Non basta: ogni 40 anni – un lasso di tempo che il governo Renzi ha ridotto a 30 –, gli uffici periferici dello Stato, dal catasto alla questura, dai tribunali al provveditorato, devono versare la documentazione che necessita di essere tutelata all’Archivio di Stato.

Cosa che a Udine non si poteva fare. «Nell’ultimo decennio abbiamo dovuto sospendere i versamenti – conferma Villotta – non sapevamo dove tenere il materiale.

Abbiamo creato così un danno indiretto a tutta l’amministrazione dello Stato, contravvenendo ai dettami della spending review. Anche per questo siamo ricorsi all’Avvocatura dello Stato, avviando un contenzioso tuttora pendente».

Con l’accordo siglato ieri si sono raggiunti due distinti risultati: riunire in una sede la corposa documentazione dell’Archivio udinese e di quelli limitrofi, unita al polo archivistico regionale, e garantire la manutenzione di un complesso che negli ultimi mesi – causa l’abbandono – aveva registrato crolli.

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