Udine, la ribellione dei migranti. E il Comune proroga la zona rossa fino a Ferragosto

UDINE. Il fumo nero si solleva all’interno dell’ex caserma Cavarzerani. I profughi, per lo più afgani e pachistani, hanno incendiato un divano, cassonetti dell’immondizia, tavole di legno e copertoni a pochi metri dall’ingresso. “Aprite le porte” urlano in inglese lanciando sassi che finiscono sul mezzo della Protezione civile parcheggiato oltre la recinzione.
Sembra che nella confusione qualcuno sia riuscito ad allontanarsi ma la Polizia si riserva di controllare i numeri delle presenze che gli operatori aggiornano tre volte al giorno.
Lunedì mattina, alle 9.30, scoppia la rivolta nel centro di prima accoglienza di Udine. I 500 ospiti intuiscono che il sindaco, Pietro Fontanini, su richiesta dell’Azienda sanitaria, a seguito del nuovo contagio da coronavirus, sta per prorogare fino al 15 agosto la zona rossa che per loro significa altri 14 giorni di quarantena e si ribellano: vogliono sapere quanto tempo dovranno rimanere dentro l’ex caserma e chiedono migliori condizioni all’interno della struttura.
Arrivano i vigili del fuoco che, in pochi minuti, spengono l’incendio. Arriva la Squadra volante e gli uomini della Digos supportati dai carabinieri, dalla guardia di finanza e dalla polizia locale: il dirigente della polizia amministrativa, Giovanni Belmonte, entra nell’ex caserma e avvia la trattativa che si concluderà qualche ora dopo. Determinante si è rivelata anche la presenza dell’ex imam arrivato sul posto assieme a un funzionario della prefettura.
Davanti all’ex caserma il via vai di mezzi delle forze dell’ordine è continuo, i migranti urlano, “non siamo criminali, non siamo animali, perché ci tenete qui?”.
Qualcuno si sdraia a terra, altri alzano le braccia per attirare l’attenzione, mentre da qualche parte riecheggia il ritornello di “Bella ciao”. In tenuta antisommossa, le forze dell’ordine creano davanti al cancello una sorta di cordone per evitare possibili fughe, mentre Belmonte assicura: «Abbiamo accolto le loro richieste, valuteremo se sono accoglibili». E quando la situazione sembra tornare alla normalità, un gruppo incendia altri cassonetti. Le fiamme si alzano, rientrano i vigili del fuoco e bonificano la zona.
Intanto in Prefettura si riunisce il Comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, il questo chiede rinforzi, almeno 40 unità. Alcune sono già arrivate da Padova, le altre giungeranno stamattina. «Attorno alla Cavarzerani l’attenzione è massima, stiamo cercando di mettere in sicurezza un luogo che resta congelato», dirà in serata il viceprefetto Gloria Allegretto, nel confermare di aver chiesto da tempo il trasferimento dei migranti in altre regioni.
«Terminate le quarantene di Tarvisio e Tricesimo, i migranti sono stati allocati in altre strutture, per la Cavarzerani la situazione è particolare perché da quella struttura non si può uscire e neppure entrare e quindi non consente gli spostamenti. Ritengo però – assicura il viceprefetto – che nei prossimi giorni qualche passo avanti riusciremo a farlo. Tutte le misure che stiamo predisponendo per la sicurezza generale sono finalizzate a tutelare gli ospiti e a evitare possibili intrusioni nella struttura».
Anche il prefetto, Angelo Ciuni, si sofferma sui numeri dei richiedenti asilo nell’ex Cavarzerani, ed è proprio lui a mantenere, in queste ore, i contatti con il ministero dell’Interno. «Un maggiore controllo su valichi di secondo livello potrebbe essere un deterrente per i nuovi arrivi» continua il prefetto riportando l’attenzione sul problema che va risolto a livello internazionale.
L’attenzione è massima anche in questura. Il questore, Manuela Di Bernardin, con l’assessore regionale alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, rafforza i controlli. «Dal mezzo della Protezione civile garantire il monitoraggio attraverso l’impianto di videosorveglianza – assicura Riccardi – mentre una pattuglia continuerà a presidiare la struttura. Al Governo chiediamo il trasferimento fuori regione di queste persone proprio perché stiamo fronteggiando una situazione insostenibile in cui l’accoglienza die migranti non c’entra nulla».
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