Udine, la tomba monumentale di D’Aronco abbandonata da anni cade a pezzi

Correva l’anno 2014 quando il nostro giornale si occupò della tomba monumentale di Raimondo D’Aronco perché già allora rischiava di cadere a pezzi. Passati cinque anni l’unica cosa che è cambiata è che, ora, ad aver bisogno di restauro non è solo la tomba, ma anche le impalcature posizionate per metterla in sicurezza. E il Comune, che a suo tempo aveva sollecitato un intervento da parte degli eredi, visto che spetta ai proprietari la manutenzione, ha deciso di occuparsi della questione, promuovendo la settimana prossima un incontro con la famiglia.
«È un vero peccato vedere in quegli stati un monumento così importante – confessa il sindaco Pietro Fontanini –. Per questo, incontreremo gli eredi e vedremo insieme cosa si possa fare per intervenire. In ballo – spiega il primo cittadino – non c’è solo il recupero della tomba, ma anche la sicurezza, dato che è stata puntellata, ma resta pericolosa per i passanti. Magari – anticipa – potrebbe farsene carico un privato cercando di sfruttare l’art bonus, gli sgravi fiscali previsti per il recupero di opere architettoniche, così come stiamo per fare, grazie alla Danieli, con il castello. Anche se per ora non posso anticipare nulla – conclude Fontanini – speriamo che da questo incontro possa uscire fuori qualcosa di positivo».
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Il monumento funebre dove il celebre architetto riposa accanto ai suoi familiari e che lui stesso progettò e fece costruire a fine Ottocento, non versa in buone condizioni. Anzi. Chi passeggia lungo i viali del cimitero urbano di San Vito vede ormai da anni un’imponente costruzione puntellata da travi in legno e tiranti in metallo. Alcune transenne, posizionate a suo tempo dal Comune davanti all’ingresso, impediscono di avvicinarsi per il pericolo che calcinacci possano cadere sui passanti. Per non parlare di alcuni elementi in pietra, a ornamento della cappella funeraria, che per fortuna restano ancorati a un solo tondino di ferro.
L’intervento, prima ancora che di restauro, di messa in sicurezza, spetta come detto alla famiglia dell’architetto che tanto operò a Udine (suo è, solo per fare un esempio, il palazzo municipale) ed è considerato uno dei più importanti esponenti del Liberty italiano. Già nel 2014 la famiglia D’Aronco, tramite una nipote, aveva assicurato al Messaggero Veneto di avere l’intenzione di provvedere a restaurare al più presto la struttura. Questo “al più presto”, però, si è tradotto in cinque anni, e oltre. Da estetica, quantomeno in segno di riconoscenza a Raimondo, la questione diventa ora sempre più urgente dal punto di vista della staticità del manufatto, visto che il rischio per l’incolumità pubblica dei passanti diventa ogni giorno che passa più incombente.
La stessa famiglia cinque anni fa aveva già manifestato l’intenzione di rivolgersi alla soprintendenza, dato che il sepolcro, non solo è stato inserito dal Comune nella catalogazione delle opere di architettura come «monumento di grande valore architettonico», ma è anche vincolato dalle Belle Arti.
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