Udine, l'opposizione insorge contro il taglio di 26 alberi sul colle del castello. E spuntano due petizioni

UDINE. Dall’opposizione si leva un’alzata di scudi contro la decisione della giunta di tagliare 26 alberi per valorizzare la vista del castello, ma il sindaco Pietro Fontanini non ha alcuna intenzione di tornare indietro.
«Francamente - dice - non capisco il polverone che alcuni hanno voluto alzare alla notizia del taglio di alcuni alberi e cespugli cresciuti spontaneamente sul colle del Castello e non tutelati dalla Soprintendenza.
Se la logica - prosegue il primo cittadino - è quella per cui le piante non vanno in nessun caso toccate allora possiamo chiudere definitivamente l’ufficio del verde pubblico e smettere di fare manutenzione. Già in passato, quando si è trattato del rifacimento di marciapiedi completamente dissestati a causa delle radici degli alberi, e quindi della sicurezza dei pedoni, abbiamo assistito a proteste di questo genere: le situazioni vanno valutate di volta in volta».
La posizione del Comune. E questa volta, per Fontanini, non ci sono dubbi: «Per quanto riguarda il caso in questione, segnalo che non si tratta di un progetto nato adesso, in fase di emergenza coronavirus, ma risale ad almeno un anno fa e riguarda un piano complessivo di valorizzazione del castello. Inoltre, ritengo che, proprio perché, come dicono i critici, il castello di Udine appartiene a tutti, sia dovere dell’Amministrazione valorizzarlo, a beneficio della città e del suo commercio, che dalla cura del nostro patrimonio artistico non può che beneficiare in termini turistici».
«Invito quindi tutti - aggiunge - a non fasciarsi la testa al solo sentir parlare di piante, ma a guardare alla situazione nel suo complesso, si parli di marciapiedi o della valorizzazione del nostro più importante e simbolico monumento. Evitare che la facciata del castello sia coperta dalla vegetazione spontanea o che chi arriva in città percepisca un senso di trascuratezza dovrebbe forse avere la priorità sulla salvaguardia di qualche cespuglio di oleandro cresciuto nei decenni a causa dell’assenza di interventi di pulizia» conclude Fontanini.
Il piano. Nel piano si prevede l’eliminazione di 5 cipressi sul lato Nord-Ovest, mentre sul lato Nord saranno sacrificati 4 palme, 2 abeti, 1 acero, 7 robinie, 2 allori e 1 acero americano. In prossimità della Casa della Contadinanza saranno eliminati altri 2 cipressi oltre a 1 bagolaro sul lato Est e a 1 pino.
Le critiche dell'opposizione. Per il segretario dem Vincenzo Martines si tratta di una scelta di cattivo gusto: «Abbiamo proposto tavoli di lavoro per studiare soluzioni che ci preparino al post coronavirus, abbiamo chiesto che si riuniscano le commissioni e il consiglio comunale e il sindaco di Udine che fa? Pensa ad abbattere alberi sani per la “sua” prospettiva estetica sul castello».
Secondo il capogruppo di Prima Udine, Enrico Bertossi «se Fontanini pensa che la nostra disponibilità a collaborare nell’interesse dei cittadini significa accettare senza reagire la sistematica distruzione della città e la sospensione della democrazia si sbaglia di grosso».
Da qui la richiesta di annullamento, condivisa anche dai capigruppo Federico Pirone (Innovare) e Alessandro Venanzi (Pd): «Siamo rimasti sbigottiti nell’apprendere la decisione di tagliare ben 26 alberi dal castello, un’idea assurda, motivata da presunte e personali ragioni di tipo estetico in barba a qualsiasi principio ambientale».
Critico anche Lorenzo Patti (Siamo Udine) che aveva già contestato la decisione di tagliare altri alberi: «Si può valorizzare il castello senza abbattimenti che potrebbero aumentare il rischio di frane». A essere perplessi non sono solo esponenti della minoranza: il consigliere leghista Paolo Foramitti non ha nascosto il suo disappunto per avere appreso del progetto leggendo il nostro giornale e si è detto contrario al taglio degli alberi sul versante verso piazza Libertà.
«Serve un ampio confronto - evidenzia - come storico devo osservare che sul lato che guarda a Giardin grande tutte le opere antecedenti al 1920 hanno il castello in bella evidenza, solo dopo sono spuntati arbusti, non so se frutto di casualità o meno. Ma gli alberi verso piazza Libertà e via Manin fanno parte del paesaggio da più tempo e in linea di principio non sono favorevole al loro abbattimento».
Due petizioni. Ampie porzioni della società civile si sono mosse per opporsi a quello che considerano uno scempio ambientale dando vita a due raccolte firme online.
Il Comitato Autostoppisti, che tanto ha fatto per la pedonalizzazione del centro storico e di via Mercatovecchio, si chiede se questa decisione della giunta fosse davvero necessaria in piena emergenza coronavirus. «Non c’è alcuna urgenza per un’azione come questa senza un preventivo confronto – sostengono i rappresentanti del Comitato –. Evidentemente contano sul nostro torpore perché siamo chiusi in casa, ma abbiamo il dovere di farci sentire, ancora più forte!
Oltre al dovuto raffronto istituzionale con la Soprintendenza, non sarebbe giusto un confronto anche con i cittadini, a partire da chi si occupa di tutela del patrimonio architettonico e paesaggistico? Il castello non è un bene privato ma il simbolo di Udine e molto di più. È proprio normale che tutto venga fatto “a porte chiuse” e senza un dialogo? No, così non va. Non ci siamo».
Gli Autostoppisti si domandano poi se dietro tale azione ci sia una strategia complessiva di valorizzazione del castello: «Forse i cittadini di Udine, ma anche tutte le attività economiche, gradirebbero conoscere questo percorso perché la città è di tutti, non è un bene privato la cui destinazione d'uso può essere scelta secondo i "gusti" dei governanti pro tempore.
Quello che chiediamo è confronto e trasparenza, soprattutto su temi così delicati, perché a Udine servono chiarezza di obiettivi e azioni coerenti invece di ulteriori interventi disarticolati e confusionari o di decisioni a “porte chiuse” come questa. Stop al pressapochismo e sì a un governo serio della città». Fatte tutte queste premesse, il Comitato, dalla sua pagina Facebook, ha lanciato una raccolta firme on line per bloccare il taglio degli alberi.
Una petizione on line è stata proposta sulla piattaforma charge.org anche dal Comitato “Salviamo viale Venezia”, che ha già trovato il sostegno del gruppo di giovani ambientalisti guidati da Ugo Rossi. «È paradossale il comportamento di palazzo D’Aronco – si legge in una nota diffuso dal Comitato – tutti gli esperti invocano e chiedono una rivalutazione seria del verde e della natura proprio alla luce di questa emergenza sanitaria, mentre il Comune accelera addirittura su operazioni anti-natura e anti-verde. Gli alberi non sono pericolosi né pericolanti, gli alberi non sono malati.
Eppure, adesso, l'amministrazione ha inventato, non trovando una giustificazione, un pretesto da manuale delle barzellette, purtroppo avallato dalla Soprintendenza che sarà chiamata a rispondere del suo operato: gli alberi impediscono la visuale e non consentono di guardare il panorama!».
Il Comitato sta studiando un esposto da presentare in Procura e Corte dei Conti con l’ipotesi di reato di spreco di denaro pubblico: «39 mila euro per togliere alberi che ostacolano l'estetica sono un insulto di per sé e come motivazione», sostiene Irene Giurovich, la portavoce del Comitato “Salviamo viale Venezia”.
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