Udine, l'Unione nuoto Friuli sfrattata dal Tomadini

Entro il 30 giugno la storica società sportiva dovrà lasciare la piscina. «È la nostra fine». La proprietà: c’è un rilevante problema di inadempienze

UDINE. La Fondazione Tomadini sfratta l’Unione Nuoto Friuli dalla piscina. La società sportiva deve saldare un debito di 48 mila euro – questo il calcolo dei gestori – all’ente religioso, proprietario dell’impianto, o entro il 30 giugno dovrà dire addio a ogni tipo di attività. Un aut aut che i quasi mille iscritti, riunitisi in assemblea ieri pomeriggio, non accettano, pronti ad appellarsi “al buon senso” dell’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato e a chiedere l’intervento immediato del sindaco Furio Honsell.

La vicenda, degenerata in questi giorni, è stata illustrata dal vicepresidente dell’associazione, Franco Casarsa, che ha ammesso un debito pregresso di 100 mila euro che la società sta pagando con canoni mensili da 3. 000 euro. A questi, poi, si aggiungono altri 48 mila euro. Una situazione che appare insanabile «visto che i canoni d’affitto sono di 12 mila euro al mese. Troppi per una struttura come la nostra». Così dopo 46 anni di attività l’Unione si ritrova sull’orlo del baratro.

«Tutto è iniziato a dicembre 2015 – ha spiegato Casarsa – quando ci è stato chiesto il pagamento di 354 mila euro per un anno di consumi energetici. Parlando poi con la società che eroga il servizio ci siamo resi conto che stavamo pagando alla Fondazione quasi il triplo del gas, il doppio della luce e altrettanto anche per l’acqua. In sostanza versavamo secondo i nostri calcoli 180 mila euro più di quanto dovevamo, secondo una media degli ultimi anni. Non ci è stata fornita una spiegazione di questo innalzamento dei prezzi e nel frattempo il bilancio è rimasto in passivo per 100 mila euro».

«Ci siamo rivolti ai nostri avvocati ad agosto dello scorso anno – ha aggiunto il vicepresidente – e abbiamo cominciato a trattare con don Luciano Segatto, direttore della Fondazione Tomadini. I consumi sono stati rimodulati, ma in cambio ci è stato innalzato il canone d’affitto da 9 mila a 12 mila euro, a cui sono stati aggiunti altri 3 mila euro per estinguere il debito».

«Arrivati, però, a questo punto ci siamo resi conto che non ce la possiamo fare. Solo nei primi cinque mesi di attività abbiamo accumulato 48 mila euro di passivo. L’affitto è troppo alto e non sappiamo più cosa fare. Abbiamo chiesto di attendere fino a settembre quando ci arriveranno nelle casse le quote degli iscritti, ma non ci hanno ascoltato.

Ci è stato chiesto di andarcene dalla struttura entro il 30 giugno. Il sospetto è che dietro questa operazione ci sia l’interessamento per l’impianto di una società spagnola che ha già rilevato la Udine International School ospitata in un’ala di questo edificio».

«Sappiamo che chi non paga ha sempre torto – ha concluso Casarsa – e forse avrei dovuto avvisare gli iscritti già ad agosto dello scorso anno quando la pentola stava per scoppiare e siamo andati in trattativa. Ma ho preferito accettare le nuove condizioni per permettere a tutti di andare in piscina e per non lasciare a casa nessuno. Per noi oggi questa è l’ultima chance. Noi vogliamo continuare l’attività. Ma se arriverà lo sfratto che fine faremo?».

Pronta la risposta del legale della Fondazione Tomadini, Silvia Pajani. «C’è un rilevante problema di inadempimenti. Il Tomadini non può anticipare le spese. Abbiamo chiesto di lasciare l’impianto per non ricorrere alle vie giudiziarie. Non ci è stata formulata alcuna controproposta».

«Non abbiamo alcuna informazione di una società spagnola intenzionata ad acquistare l’impianto – conclude – e per quanto riguarda i consumi energetici questi sono rilevati da una società esterna e il calcolo risulta quello richiesto all’Unione Nuoto Friuli».

©RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto