Udine: nel club a luci rosse prostituzione e violenza

Il gestore del Miami di via Cividale condannato a tre anni: accusato di sfruttamento e di aver abusato di una ballerina

UDINE. Al Miami club di via Cividale le ballerine non si limitavano a esibirsi nella lap dance in abiti succinti. Nel privé di quel night, chiuso lo scorso anno dalla magistratura e mai più riaperto, in realtà era possibile appartarsi con le ballerine e consumare un rapporto sessuale a pagamento.

A far scattare le indagini della polizia è stata la denuncia di una donna che, pagata poco e a singhiozzo, aveva deciso di vendicarsi. Gli agenti della Squadra Mobile coordinata dal vice questore aggiunto Massimiliano Ortolan, prima si sono appostati all’esterno del locale e poi si sono finti clienti.

Da qui le accuse di sfruttamento della prostituzione per i due soci dell’associazione Luigi Ostieri, 58 anni, originario della provincia di Treviso e residente a Cassacco, e Luca Valentinuzzi, 34, di Pavia di Udine che ha già patteggiato la pena.

Ieri invece Ostieri, che era il gestore del club e doveva rispondere anche di violenza sessuale per avere palpeggiato rietutamente una delle donne che lavoravano nel club, è stato condannato a tre anni di reclusione dal gup Matteo Carlisi: 1 anno e 10 mesi per il reclutamento e lo sfruttamento delle prostitute oltre a 600 euro di multa e 1 anno e 2 mesi di reclusione per la violenza oltre alle spese processuali e di mantenimento in carcere.

Nella ricostruzione del pubblico ministero Andrea Gondolo, Ostieri si era preoccupato di reclutare le donne, alcune delle quali erano ospitate nel piano superiore della sua abitazione a Cassacco e poi si era fatto consegnare parte degli incassi per l’attività di prostituzione svolta nel locale: per entrare nel club servivano10 euro comprensivi di una consumazione (5 dei quali destinati alle dipendenti, tutte straniere, e 5 ai soci), 70-80 euro per l’acquisto di una bottiglia di prosecco (interamente intascati dai soci) e tra i 100 e i 300 euro per prestazione (interamente intascati dalle ragazze).

Diversa la ricostruzione fatta dall’avvocato difensore di Ostieri, Daniele Liani: «Né le donne, né i clienti hanno dichiarato l’esistenza di un’attività di prostituzione nel locale che se è avvenuta, è avvenuta all’insaputa del mio cliente. Per quanto riguarda i palpeggiamenti invece, la signora era stata allontanata dal locale e forse ha pensato di vendicarsi così perché il mio cliente assicura che non c’è mai stato alcun palpeggiamento, tesi confermata anche dalle altre donne che vivevano sopra la sua abitazione e si esibivano nel club.

Nei mesi in cui è rimasto ai domiciliari - prosegue - non aveva nemmeno acqua e luce a dimostrazione del fatto che non si è certo arricchito. Adesso ha avviato un percorso di recupero, ha fatto un corso di giardinaggio e a breve conta di trovare un’occupazione nel settore. Sicuramente faremo ricorso».

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