Dal primo pastore all’esplosione, la storia a tappe di Sant’Osvaldo a Udine
Nel libro di Michela Bonan i luoghi e gli eventi più significativi del quartiere. Rievocata la nascita nel 1500 del Casale Dragoni con la sua chiesa annessa

“Sant’Osvaldo, una storia lunga e sorprendente”: non solo un libro, ma un vero e proprio viaggio storico che si snoda fra i molteplici aspetti e le tappe più significative dei luoghi, dove sono accaduti eventi o sorte realtà che hanno lasciato una traccia importante per conoscere e riscoprire il quartiere udinese di San Paolo. La pubblicazione, scritta da Michela Bonan, che al proprio attivo ha anche un libro sulle rogge di Udine, traccia un itinerario che abbraccia un arco temporale compreso tra l’età del bronzo antico (1920 a.C.) e il 1917 d.C.
Un periodo sufficientemente lungo, per comprendere e svelare anche fatti inediti, come l’esistenza del primo abitante residente, un pastore guerriero, o la nascita del toponimo, nel 1626. È stata la stessa autrice, durante la presentazione dell’opera, giovedì scorso, alla libreria Tarantola, a spiegare come, attraverso il libro, che ha uno stile divulgativo, si sia approcciata al quartiere di Sant’Ovaldo «con la voglia e la curiosità di conoscere e fare scoprire un territorio attraverso documenti storici e fotografici attendibili e oggettivi, per darne un’immagine articolata, composita, originale in modo completo, approfondito, con una visione d’insieme, superando stereotipi superficiali e riduttivi».
Bonan ha illustrato la pubblicazione ripercorrendo otto fatti storici molto significativi che hanno caratterizzato i luoghi del quartiere e del suo territorio, partendo, appunto, da ben 4 mila anni fa. Dall’epoca, cioè, cui risale il tumulo più antico della città, oggi ancora visitabile e all’interno del quale è stato trovato lo scheletro di un pastore guerriero, primo abitante di Udine.
La seconda tappa porta poi al 1217 d.C., data che attesta la presenza del primo mulino della città, desumibile grazie a documenti storici attestanti la presenza delle rogge in questa zona, un tempo centro di scambi commerciali, anche perchè qui è nata la tradizionale Fiera di Santa Caterina.
Il 1500, fu un’epoca decisiva, in quanto grazie alla nascita del Casale Dragoni con la chiesa annessa, voluti dal luogotenente di allora, venne dato per la prima volta un nome al quartiere e, oggi, rappresentano ancora l’anima e la storia del quartiere. Il 1626 è la data del documento in cui compare per la prima volta la dicitura “S.Sualdo”, «e quindi nel 2026 – ha detto l’autrice – si festeggerà il quadricentenario dell’origine del toponimo di Sant’Osvaldo». Nella chiesetta, in via Basiliano, tutt’ora viene celebrata la messa per la Domenica delle Palme e il 5 agosto la festa del Patrono.
Un’altra fase importante risale al 1870, quando nacque il primo podere sperimentale in Italia dell’istituto agrario, dove i giovani e i contadini venivano formati a coltivare la terra con la pratica e tecniche nuove. L’autrice, poi, grazie al ritrovamento di una planimetria di inizi del 900, ha documentato che nella zona vi era anche la centralina idroelettrica del Malignani. Oggi un polmone verde del quartiere, il giardino all’ex ospedale psichiatrico, inaugurato nel 1904, si configura come un rigoglioso parco impreziosito da svariati alberi: dal tigilo americano, ai platani e i faggi, al ginepro giapponese e altre specie ancora. Un evento catastrofico che ha segnato il territorio avvenne nel 1917, l’anno dello “Scoppio di Sant’Osvaldo”, “della Polveriera”, a seguito di tre esplosioni.
Non soltanto un succedersi di eventi, nel ritratto del quartiere. Dopo averne ripercorso le epoche, Bonan ha tenuto a sottolineare l’atavico e stretto legame dei suoi abitanti alla terra, protagonista nello scorrere del tempo e che connota un borgo a vocazione rurale, scrigno di valori preziosi da preservare e tramandare.
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