Udine, studenti di Biologia prosciolti: non diffamarono il presidente dell'Ordine

UDINE. Non si sentivano rappresentati da un Ordine professionale, quello dei biologi tutt’ora presieduto dall’ex senatore dell’allora Pdl Vincenzo D’Anna, che, a dir loro, diffondeva «affermazioni infondate dal punto di vista scientifico».
Specie quando si parlava di vaccini, argomento troppo delicato per essere lasciato in balia delle più disparate opinioni. E allora, animati dal bisogno di ristabilire una verità granitica, quella appresa dai testi su cui studiavano per entrare un giorno a loro volta nella famiglia dei biologi, avevano chiesto che fosse rimosso.
Lo avevano fatto attraverso la pagina Facebook battezzata non a caso “Biologi per la Scienza”. Finendo così in un mare di guai. Ora, a poco più di un anno dalla denuncia per diffamazione aggravata presentata dai legali di D’Anna, il giudice penale ha archiviato il procedimento.
«Le espressioni usate e i contenuti pubblicati, seppur astrattamente offensivi – la sua conclusione –, appaiono scriminati dal diritto di critica».
Si è chiuso con la vittoria dei tre studenti universitari di Biologia, i friulani Giovanni Schiesaro e Riccardo Spanu e il campano Gianluca Masella, il braccio di ferro giudiziario scaturito dallo sdegno che non avevano esitato a manifestare pubblicamente per la maniera «inammissibile e irresponsabile» con cui l’Ordine del presidente D’Anna aveva gestito, il 2 marzo 2018, il convegno “Nuove frontiere della Biologia”, coinvolgendo tra gli altri quel Luc Antoine Montagnier che, dopo avere ricevuto il Nobel per la medicina nel 2008, si era convertito alla teoria di una presunta correlazione tra vaccini e autismo.
«Sarebbe stato più consono invitare le eccellenze della ricerca italiana», avevano scritto gli studenti, ricordando la criticità «dell’attuale momento storico in cui assistiamo al diffondersi di teorie oscurantiste senza fondamento che rischiano di mettere in pericolo la salute pubblica».
Parole che l’ex senatore non aveva esitato a consegnare all’avvocato Luca Rubinacci, per avviare un’azione sul doppio binario civile e penale. La prima si era conclusa alla vigilia dell’udienza cautelare, per effetto della rimozione spontanea dalla pagina Fb da parte dei suoi amministratori delle frasi più controverse.
A dichiarare chiuso anche il fronte penale, in questi giorni, è stato il decreto di archiviazione a firma del gip di Trieste Luigi Dainotti, che, concordando con la richiesta avanzata dal pm Lucia Baldovin, ha respinto le argomentazioni con cui i legali di D’Anna avevano presentato opposizione.
«Una mera manifestazione di dissenso», così l’avvocato Maurizio Miculan, che difendeva i tre studenti, aveva definito nella memoria al gip i post richiamati in querela, invocando a propria volta lo scrimine del diritto di critica e osservando come, negli scritti, «si sarebbero comunque limitati, al più, a investire gli aspetti ritenuti censurabili dalla condotta del presidente dell’Ordine, senza trasmodare in attacchi alla sua onorabilità come persona».
Tanto più, avendolo fatto attraverso «tematiche da considerarsi vere e non frutto di pura invenzione, al solo fine di rivolgere – aveva aggiunto il difensore – ingiusti e gratuiti attacchi alla figura del presidente». Critiche, insomma, basate sempre e comunque su fonti autorevoli. —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto