A Udine tornano le zone rosse: cosa sono e com’è andata la prima fase
In queste aree le persone ritenute pericolose possono essere allontanate più facilmente e per più tempo. Tra gennaio e marzo in due mesi disposte 31 misure

Tornano le zone rosse a Udine. Dopo la fase di sperimentazione condotta tra gennaio e marzo, il Comitato per l’Ordine e la sicurezza pubblica riunito nella mattinata di mercoledì 2 aprile ha deciso di istituire nuovamente le zone rosse in città dal 7 aprile al 2 giugno. Tra le aree che certamente saranno identificate come zone rosse ci sono Borgo Stazione, il centro storico, piazza Primo Maggio, Parco Moretti e l’area di via Buttrio. Durante la fase di sperimentazione di inizio anno, i due mesi sono stati disposti 31 allontanamenti.
Cosa cambia nelle zone rosse
Se verranno confermate le indicazioni operative del provvedimento in vigore tra gennaio e marzo, la novità è essenzialmente una: nelle zone rosse gli allontanamenti delle persone ritenute pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica saranno validi non solo per quarantott’ore (come previsto dal decreto Minniti), ma per tutta la durata dell’ordinanza prefettizia.
Stando alle misure in vigore nella prima fase, si potevano allontanare dalle zone rosse le persone «che assumono comportamenti aggressivi, minacciosi o insistentemente molesti, determinando un pericolo concreto per la sicurezza pubblica, tale da ostacolare la libera e piena fruibilità» degli spazi in questione, sia gli individui «che risultino già destinatari di segnalazioni all’Autorità giudiziaria per reati come spaccio di droga, rissa, lesioni, furto o detenzione abusiva di armi». Nel caso in cui la persona allontanata violi l’ordine ricevuto, si espone a un illecito penale.
Le zone rosse tra gennaio e marzo
Le aree delle nuove zone rosse in vigore dal 7 aprile al 2 giugno devono ancora essere definite. Durante la fase di sperimentazione tra il 16 gennaio e il 10 marzo le aree identificate come zone rosse erano il centro storico di Udine, Borgo Stazione, l’area compresa tra via Buttrio e via Giulia e il parco Moretti.
Nel dettaglio ecco il perimetro che era interessato dal provvedimento: viale Trieste, piazzale Oberdan, via Renati, via Caccia, piazzale Osoppo, via San Daniele, piazzale Diacono, viale Bassi, Piazzale Cavedalis, viale Ledra, via Moretti, via Mentana, via Podgora, viale Venezia, piazzale XXVI Luglio, viale Duodo, piazzale Cella, via delle Ferriere, via Marsala, via della Madonnetta, via Picco, viale Palmanova, via Pietro di Brazzà, via Pradamano e via Buttrio.
Come vengono scelte le zone rosse
Le zone rosse vengono scelte perché in quei luoghi storicamente si verificano episodi di spaccio, microcriminalità (come furti, rapine), violenza (risse, aggressioni, anche da parte di baby gang), vandalismi e degrado in generale (dagli accessi abusivi agli edifici abbandonati e alle aree ferroviarie in disuso all’abbandono di rifiuti).
Il bilancio della prima fase
La prefettura aveva definito positivo il bilancio della prima fase, in cui nei due mesi erano stato disposti 31 allontanamenti.
In particolare, di questi, 16 erano legati ai precedenti dell’interessato per reati contro la persona (risse, lesioni...); 7 per reati contro il patrimonio (come per esempio i furti); 2 per episodi pregressi legati al mondo della droga e 6 per altri reati.
Le origini del provvedimento
La decisione è diretta conseguenze di una direttiva che il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha inviato a fine dicembre 2024 ai prefetti. In questa missiva il Viminale ha chiesto di valutare «nuove e più incisive misure di vigilanza» da adottare «nei contesti urbani ritenuti sensibili – a cominciare dalle cosiddette “piazze dello spaccio”».
Viene in tal modo esteso questo strumento già applicato in altre città come Firenze e Bologna, «dove – spiega il Viminale – nell’autunno 2024, sono stati 105 i soggetti destinatari di provvedimenti di allontanamento su 14mila persone controllate».
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