Udine, tre tabaccai truffati da finti tecnici Sisal: danno da 11 mila euro

UDINE. Pensavano di parlare con la Sisal e invece, all’altro capo del telefono, c’erano professionisti della truffa. Gente capace di appropriarsi di codici di accesso telematico ritenuti fino allora top secret e insinuarsi così nei canali dell’interlocuzione ufficiale, per incamerare denaro a colpi di mouse senza destare il benché minimo sospetto.

È un raggiro con i fiocchi quello che tre tabaccai di Udine hanno subìto nella stessa giornata di martedì 19 e che, qualora dovesse essere confermata l’esistenza di una falla nei sistemi di sicurezza a livello centrale, rischia di essere replicato in tutta Italia con le medesime modalità.

Il bottino finora accertato ammonta a 11 mila euro. La prima tranche, pari a 7.500 euro, è stata realizzata in mattinata ai danni della tabaccheria “Alle Grazie”, e la seconda, pari a 4.500 euro, è arrivata nel pomeriggio, quando a essere contattata dai malviventi è stata la titolare della “Rivendita tabacchi n.3” di via Mercatovecchio. Stando a quanto riferito ai malcapitati dai commerciali della Sisal, una disavventura analoga è capitata in sorte anche a una terza tabaccheria udinese. Tutti casi sui quali carabinieri e polizia, prontamente allertati, stanno già indagando.

«La cosa impressionante è che hanno spento e poi riacceso il terminale da remoto», racconta Bruno Piva da largo delle Grazie. Identico il pretesto: i finti tecnici della Sisal hanno spiegato di chiamare perché incaricati dell’aggiornamento dei terminali. Operazione che evidentemente necessita della collaborazione in loco dalla tabaccheria.

«Con la scusa di vedere se le cose funzionavamo – continua Piva –, ci hanno fatto ricaricare alcune carte. E intanto mandavano sms sul telefonino di mia moglie, che è la titolare e che non aveva certo dato il proprio numero a nessuno». Ma visto che le movimentazioni sono tutte registrate, è bastata un’occhiata al borderò per accorgersi che quei 7.500 euro risultavano contabilizzati. «Ci hanno detto di non preoccuparci e che al nostro rientro dal pranzo avrebbero azzerato le operazioni». Così non è stato ed è scattata la prima denuncia.

«A me sono stati loro a dire di spegnere il terminale. Per il resto, la procedura è stata la stessa», riferisce la tabaccaia di via Mercatovecchio. Nel suo caso, la ricarica è avvenuta su un conto Amazon. Tutti ammanchi di cui, ora, entrambi i malcapitati contano sia la stessa Sisal a rispondere.

Epilogo tutt’altro che scontato, a quanto pare. «La direzione ci ha staccato il Money Sisal Pay – spiega Piva –. La loro proposta è di riaccendercelo lunedì, a patto di impegnarci a restituire i 7.500 euro in tre mesi. Ma la colpa non è certo nostra e siamo pronti a dare battaglia anche per le vie legali». —


 

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