Udinese-Napoli, storie di una partita ad alta tensione già fuori dal campo

UDINE. Il piatto forte sono i punti in palio. All’Udinese servono come il pane, dopo tre turni di digiuno, inchiodata a quota 8, a pochi passi dalla zona calda. Al Napoli anche per tenere in vita quel “sogno nel cuore”, subito sbiadito dallo scontro diretto con la Juventus (a più 6), ma in vita dopo appena otto giornate di campionato. Ma la cena di sabato sera che in tv sarà trasmessa solo attraverso il web da Dazn ha anche un contorno, considerando che si tratta di una partita particolarmente sentita dalle due tifoserie anche adesso che non combattono più sul fronte della Champions League, come era 6-7 anni fa con Guidolin al timone.
E poco importa se – per contro – i rapporti tra le due società, in particolare con l’avvento di Aurelio De Laurentiis al timone del club azzurro, sono cordiali e improntati a una collaborazione sul fronte del mercato che ha portato a giocare al San Paolo, nel corso degli anni, ex bianconeri come, una volta, Quagliarella, Inler, il Pampa Sosa, Armero e adesso Allan, Zielinski, Karnezis e Meret.
Insomma, quello di sabato è un appuntamento sentito e non solo in Friuli, come confermano anche tutta una serie di “assalti fuorilegge” ai quali si è assistito nel corso dell’ultimo decennio, fino a quello delle scorso novembre che per le violenze ha avuto una coda giudiziaria e che in soldoni ha pure cambiato la viabilità allo stadio dei Rizzi, con il divieto di parcheggio lungo i due bracci di viale Candolini prima delle partite, questo per permettere alle forze dell’ordine di scongiurare folli piani di battaglia tra le due curve.
Come succede quando si cercano di afferrare le dinamiche del tifo calcistico, soprattutto quello imposto dalla mentalità ultrà, è stato un episodio che pare da fuori davvero futile ad innescare la battaglia. Se infatti prima non erano mancati i momenti di tensione, fin dai tempi di Maradona e Zico, se anche negli Anni 90 ci furono delle aggressioni, è stato il furto di uno striscione degli ultras napoletani a quelli bianconeri nel 2005, quando i colori azzurri erano ancora in fase di resurrezione, tra C e B. Teatro un autogrill, si dice quello del Cantagallo, a Bologna, sull’asse per Firenze, anche se altre voci spostano lo scippo più a sud, nell’area di servizio di Montepulciano.
Poco importa. Quello che conta è la memoria che resta tra i tifosi, si diffonde a chiazza d’olio negli stadi è la “rottura” tra due popoli, in questo caso quello friulano e napoletano. Con il ritorno in A degli azzurri la spaccatura diventa evidente. Alimentata di risultati sul campo: nella sua nuova vita nella massima serie il Napoli fa il proprio esordio in trasferta al Friuli travolgendo l’Udinese per 5-0, dando la stura a una serie di sfottò sulle tribune ma ldigeriti che alimentano i successivi scontri diretti.
Il 7 febbraio 2010 si trasforma da verbale sfociando nella violenza: fuori dallo stadio dei Rizzi quattro feriti e uno strascico di condanne. Sul campo l’Udinese vince per 3-1 facendo esplodere la rivalsa friulana sugli spalti: eroe della domenica – ironia della sorte o, se volete, uno degli scherzi del calcio – il napoletano Totò Di Natale con una tripletta. Nel 2012 i bianconeri sono irresistibili e fanno fuori nello scontro diretto Champions proprio al San Paolo: durante la festa in piazza i cori contro il Napoli si sprecano, partono addirittura dal palco e fanno il giro del web da dove piovono insulti e luoghi comuni sulla nebbia e i centri commerciali (pare siano due cose tipicamente friulane per i figli di Partenope).
È un’escalation che passa per la flessione dell’Udinese, la sconfitta con addio al sogno scudetto del Napoli nella primavera del 2016 e la partita dello scorso 26, condita alla fine da 44 Daspo in totale. Storie ad alta tensione. Eppure è calcio. Dovrebbe essere solo calcio. Anche per la “cena” di sabato sera.
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