Udinese, un turno a porte chiuse dopo gli insulti razzisti. La rabbia dei tifosi. La Procura apre un procedimento penale: c’è la prima denuncia

Questa la decisione del giudice sportivo per i commenti a Maignan. Il giudice sportivo rileva come "non sono state riportate chiare manifestazioni di dissociazione da tali comportamenti da parte dei restanti sostenitori (elemento che sarebbe stato rilevante in senso attenuante)"

Udinese-Milan. Foto Petrusssi
Udinese-Milan. Foto Petrusssi

UDINE. L' Udinese dovrà giocare una partita di campionato a porte chiuse in seguito a quanto successo nella partita di sabato scorso contro il Milan.

Lo ha deciso il giudice sportivo della Serie A, Gerardo Mastrandrea, «in ordine alle manifestazioni di discriminazione razziale che hanno interessato in più occasioni, durante la gara, il calciatore Mike Maignan, e che hanno portato all'effettuazione di due annunci con altoparlante, nonché a una prima interruzione del gioco per circa un minuto, di poi a una sospensione della gara per circa cinque minuti».

Nel comunicato viene anche sottolineata «la obiettiva gravità dei fatti descritti e riportati». Il giudice sportivo rileva, inoltre, come "non sono state riportate chiare manifestazioni di dissociazione da tali intollerabili comportamenti da parte dei restanti sostenitori (elemento che sarebbe stato rilevante in senso attenuante)".

Il giudice riconosce, comunque, "il comportamento attivo dell'Udinese e la disponibilità manifestata fin da subito a collaborare per l'individuazione dei responsabili": fatti che hanno fatto scattare una sanzione minima per un episodio di tale portata.

Indagato il tifoso autore dei commenti

La Procura di Udine, dopo la notizia del Daspo della Questura nei confronti del 46enne autore degli insulti di Udine, ha deciso di aprire un procedimento penale e di denunciare l’uomo per «Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa», regolamentato dall’articolo 406 bis del codice penale. 

Le indagini, fanno sapere dalla Procura, sono ancora in corso al fine di accertare i fatti e verificare eventuali altri soggetti. 

La rabbia dei tifosi: «Non siamo tutti così»

In una nota diffusa dall’Associazione Udinese Club, i tifosi hanno espresso la loro delusione per la decisione presa dal giudice sportivo. Nel dettaglio: «Premettiamo che l'Auc ha sempre condannato e sempre lo farà eventuali espressioni di stampo razzista, da chiunque vengano espresse e verso chiunque vengano rivolte ed attende fiduciosa gli esiti delle indagini in corso».

«Pur consapevoli dell'esistenza del grave problema del razzismo consideriamo assolutamente fuori luogo tacciare il popolo friulano di tale atteggiamento discriminatorio ed invitiamo tutti gli addetti ai lavori a moderare le definizioni che possano descrivere in maniera negativa un ambiente sano come il nostro, che al contrario si contraddistingue per ospitalità ed accoglienza. A tale proposito ricordiamo a tutti che l'Udinese Calcio è la società più multietnica in Italia e che tutti i giocatori provenienti da ogni parte del mondo non solo si sono trovati bene in Friuli ma hanno anche messo radici di vita nel nostro territorio».

«Poche ed isolate situazioni non possono stravolgere la regola, il pensiero è l'operatività della nostra tifoseria della nostra gente...che ha sofferto girando il mondo come emigranti...che conosce sulla propria pelle la fatica e l'impegno per guadagnarsi il pane per sè è per la propria famiglia.

Una partita di pallone rimane pur sempre una festa per tutti e sopra tutto da parte dei professionisti è auspicabile una reazione proporzionata all'entità del caso; fermare questa festa è un momento doloroso per tutti in quanto in certi casi i tifosi rimangono inconsapevoli di quanto accaduto».

«Tutto ciò verrà chiarito e verrà anche il momento in cui le esagerazioni e le esasperazioni per un caso isolato (per quanto disdicevole) trovino le giuste definizioni per una tifoseria modello in Italia per correttezza ed accoglienza come la nostra. Come non ricordare che in questo stadio sono state abbattute per la prima volta in Italia le barriere tra gli spalti ed il campo di gioco...come non ricordare le varie coppe disciplina...come non ricordare che i tifosi ospiti trovano posto tra noi...come non ricordare...»

«Contiamo su tutto questo, contiamo che le condanne generalizzate trovino posto per parlare delle nostre positività e che coloro i quali hanno esagerato nei nostri confronti facciano la loro personale ed interiore analisi ed autocritica. Ci piacerebbe tra qualche tempo di capire che questo messaggio è stato recepito.

Tutto ciò nel nome del gioco più bello del mondo...Viva il calcio, vissuto nella giusta maniera. Alè Udin».

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