Udinesi deportati nei lager: altre 10 pietre d’inciampo per ricordarne la memoria

Doppia cerimonia il 24 e 25 gennaio con il coinvolgimento degli studenti delle scuole. L’iniziativa è organizzata dal Comune assieme ai partigiani di Apo e Anpi e all’Aned

Alessandro Cesare
Gunter Demnig, artista tedesco, a Udine nel 2020, è l’ideatore delle pietre d’inciampo
Gunter Demnig, artista tedesco, a Udine nel 2020, è l’ideatore delle pietre d’inciampo

A Udine ce ne sono ventisette. Posate in altrettanti punti con lo scopo di invitare i passanti a riflettere su ciò che accadde in quel luogo e alle persone citate durante il periodo nazifascista.

Entro la fine di gennaio il loro numero salirà di altre dieci unità.

Si tratta delle pietre d’inciampo (Stolpersteine), blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone ideati e realizzati dall’artista tedesco Gunter Demnig.

Ogni pietra racconta una storia fatta di dolore e di resistenza, di coraggio e di eroismo.

Il 24 e il 25 gennaio, a ridosso della Giornata della Memoria (si celebra ogni anno il 27 gennaio, giorno in cui, nel 1945, fu liberato il campo di concentramento di Auschwitz), le vie e le strade di Udine si arricchiranno di dieci nuove pietre d’inciampo, collocate in corrispondenza dell’ultima abitazione nota dei deportati, per volere del Comune con la collaborazione di Anpi, Apo e Aned. Parteciperanno anche gli studenti delle scuole elementari, medie e superiori delle città, dando un significato alla cerimonia che punta a fare memoria ridando dignità a chi fu internato dai nazifascisti per ragioni politiche, religiose o etniche.

Metà delle persone con il nome inciso sulle pietre è stata scelta dall’Associazione partigiani Osoppo-Friuli, l’altra metà dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia.

Al primo gruppo appartengono Aniello Orrico, Renato Rossini, Francesco Telesca, Michele Toldo e Gaetano Scolari; al secondo Vittorio Coss, Domenico Noro, Edgardo Pasinato, Fausto Spivach e Galliano Vincenzo Tomada.

Per l’organizzazione delle due giornate, a cui vanno aggiunti un catalogo con le biografie delle dieci persone arrestate e trasferite nei campi di sterminio e di prigionia nazisti, e una mostra allestita a palazzo Morpurgo, il Comune ha investito 9 mila euro.

«Le pietre sono dei “segnali” che ci aiutano a risvegliare un’attenzione, ma al tempo stesso richiedono di essere interpretati – sono le parole del presidente dell’Apo, Roberto Volpetti –. Immaginando le due giornate in cui le Stolpersteine saranno posate, mi è stato chiesto di pensare a un filo conduttore capace di unire le storie riportate alla luce: ho trovato appropriata una frase di Giovannino Guareschi, lo scrittore che ha creato i personaggi di don Camillo e Peppone, anche lui preso prigioniero dai tedeschi e portato in un campo di internamento: “Una storia – ha scritto – dalla quale esco vittorioso perché, nonostante tutto e tutti, sono riuscito a passare attraverso questo cataclisma senza odiare nessuno”. Credo sia il messaggio migliore da trasmettere».

A rimarcare la valenza del coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado di Udine, è la presidente dell’Anpi Antonella Lestani: «In questo modo saranno resi protagonisti delle due giornate i giovani, concretizzando quel passaggio di memoria che iniziative come questa si prefiggono.

Sempre rivolgendoci alle nuove generazioni, il 17 gennaio, al palamostre, promuoveremo un incontro con le scuole dal titolo “Monumenti e memoria”, invitando a riflettere i ragazzi».

A dare un supporto nell’organizzazione c’è anche l’Aned, l’Associazione nazionale ex deportati nei campi nazisti, con il suo presidente Marco Balestra: «Con questa iniziativa arricchiremo quel grandioso monumento sparso in tutta Europa utile per creare una memoria collettiva.

Perché posare una pietra d’inciampo con un nome inciso sopra – ha chiuso Balestra – significa far rivivere quella persona».

A occuparsi della ricostruzione storico-biografica dei dieci internati, come già avvenuto in passato, sono stati Mario Barel e Anna Colombi. Quest’ultima ha colto l’occasione per lanciare un appello alle istituzioni locali: «Le pietre già posate sono un po’ trascurate.

Andrebbero lucidate. Perlomeno in vista della Giornata della Memoria», è il suo auspicio.

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto