Un altro parassita per mettere fine all’invasione di cimici asiatiche

UDINE. Cimice marmorata asiatica: la Regione corre ai ripari e dopo diversi studi pensa di rispondere all’invasione con un altro parassitoide, il Trissolcus mitsukurii. Potrebbe essere questa la strategia per contenere e fermare la presenza delle odiose e dannose cimici, la cui diffusione negli ultimi anni ha registrato una crescita esponenziale.
È una soluzione che prevede dunque la lotta biologica, con un antagonista che potrebbe limitare, se non risolvere, la presenza delle cimici, ma, a detta degli esperti, occorre pazienza e tempistiche più lunghe rispetto ad altre soluzioni proprio per evitare di creare danni all’ambiente.
Se ne è parlato all’incontro organizzato da Coldiretti Fvg alla Fondazione Friuli, per approfondire il fenomeno e che ha visto sedere al tavolo dei relatori il presidente della Federazione nazionale Coldiretti Fvg Michele Pavan, il coordinatore dei tecnici di Coldiretti Cuneo Lorenzo Martinengo e il direttore del servizio fitosanitario e chimico di Ersa Paolo Tonello. «Abbiamo voluto condividere il lavoro che Coldiretti Cuneo ha svolto sul suo territorio, una delle zone dove il fenomeno si è sviluppato prima, nel 2013 – ha spiegato Pavan –, anche con Ersa che da noi si occupa del monitoraggio e della lotta integrata per combattere questo problema».
Dal 2014 al 2018 la presenza delle cimici è cresciuta in maniera esponenziale rappresentando un disagio per i cittadini, ma soprattutto un danno per gli agricoltori. «Spesso sono proprio gli agricoltori i primi ad essere accusati ma non è così – chiarisce Tonello –: si trovano ad avere a che fare con parassiti intelligenti che riescono a trovare comunque soluzioni per sopravvivere e riprodursi».
Ma la risposta al problema, forse, potrebbe trovarsi direttamente in natura: «L’antagonista potrebbe essere il Trissolcus mitsokurii, originario di Asia, Giappone e Australia, trovato in qualche campo e non dannoso, perché interviene direttamente sulla deposizione delle uova – spiegano all’Ersa –. Le ricerche sono in corso ma bisogna armarsi di pazienza – mettono le mani avanti –, perché le tempistiche si allungano per risposte biologiche».
«Reti anti-insetti, contenimento chimico e lotta biologica sono le tre risposte che ci sentiamo di indicare dai risultati delle ricerche –- osserva Martinengo –. Sono fondamentali la collaborazione e le strategie concordate per combattere il fenomeno – prosegue –: essendo un insetto esotico ha trovato qui terreno fertile e le femmine della specie depongono circa 300 uova all’anno».
La Regione Fvg a gennaio ha deliberato un fondo per le reti anti-insetto, un bando a sportello che non ha scadenza e coprirà una spesa massima di 60 mila euro ad azienda.
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