Un mese dall'arresto di Blasoni: slalom delle difese tra interrogatori, sequestro di beni e cambi al vertice

Alcuni dei dieci indagati sentiti per ore dagli inquirenti. La società ha ottenuto lo sblocco dei 10 milioni di euro
Udine 26 ottobre 2019 Giudici via spalato carcere ©Foto Petrussi
Udine 26 ottobre 2019 Giudici via spalato carcere ©Foto Petrussi

UDINE. Gli arresti e i sequestri, le istanze al gip e al tribunale del riesame, l’azzeramento della vecchia governance, il baratto di palazzo Kechler in cambio dello sblocco dei conti correnti, gli interrogatori fiume e le prime attenuazioni di misura. La cronaca dello tsunami che si è abbattuto sulla “Sereni Orizzonti” esattamente un mese fa assomiglia a una marcia a tappe forzate.

I trenta giorni dall'arresto di Blasoni, ecco perché resta in carcere
Massimo Blasoni


Il blitz. La mattina di giovedì 24 ottobre, la Guardia di finanza bussa alla porta di nove dei dieci indagati. Massimo Blasoni, patron del colosso aziendale, finisce in carcere, insieme a Judmilla Jani, direttrice dell’“Area 1”, Marco Baldassi, consigliere d’amministrazione, e Federico Carlassara, responsabile del personale.

Ai domiciliari, invece, Denise De Riva, direttrice di “Area 4”, Claudio Salvai, direttore dell’“Area 2”, Manuela Castaldi, responsabile di zona Regione Emilia Romagna, e Laura Spera, pure in qualità di responsabile del personale. Obbligo di dimora per il responsabile delle comunità per minori del gruppo, Walter Campagnolo. Indagato, ma senza misure cautelari, il già direttore di “Area 2” Sergio Vescovi. Nelle stesse ore, perquisizioni vengono condotte in 19 delle 85 strutture della holding sparse in tutta Italia.



Maratona difensiva. 
Seguono gli interrogatori di garanzia davanti al gip, ma gli indagati scelgono di avvalersi della facoltà di non rispondere: il tempo a loro disposizione – spiegano i rispettivi legali – non basterebbe a fornire i dovuti chiarimenti. Meglio rinviare tutto a un faccia a faccia con il pm Paola De Franceschi, che coordina l’inchiesta, e che li sente uno dopo l’altro nei giorni successivi. Il primo a ottenere un’attenuazione della misura, il 4 novembre, è Baldassi, l’“uomo dei rendiconti” della Sereni Orizzonti e braccio destro di Blasoni, difeso dagli avvocati Luca Ponti e Giovanni Donazzolo.

Ed è sempre a lui che il Riesame, il 12 novembre, revoca anche i domiciliari e rimette in libertà. Stessa decisione per Campagnolo, che è assistito invece dall’avvocato Maria Elena Giunchi. Intanto, il 31 ottobre è Blasoni, difeso dallo stesso avvocato Ponti e dal collega Fausto Discepolo, a rendere a sua volta interrogatorio: parla per otto ore. Il giorno prima, era stata Jani, affiancata dallo stesso avvocato Discepolo, a illustrare la propria versione dei fatti al magistrato inquirente.

Per Carlassara, che il gip aveva lasciato in cella dopo il primo interrogatorio e che, passata la difesa all’avvocato Maurizio Miculan, ne rende un secondo evidentemente più convincente, il ritorno a casa, ai domiciliari, scatta l’11 novembre. Il 22 novembre è Spera, difesa dagli avvocati Roberto Mete e Valentina Iaiza, a presentarsi davanti a pm e finanzieri, in Procura, e rispondere a tutte le domande.

Gentlemen’s agreement. Non un muro contro muro quello andato in scena tra pubblica accusa e difese. Il dialogo e la collaborazione, anzi, permettono di mettere a segno due risultati importanti in termini di continuità aziendale e, quindi, anche occupazionale e assistenziale.

Il regista dell’operazione è l’avvocato Ponti, che chiede e ottiene dal pm De Franceschi dapprima il nulla osta al progetto riorganizzativo del Gruppo, attraverso l’azzeramento dei vertici coinvolti nell’inchiesta e l’insediamento al loro posto di volti estranei alle indagini, e, poi, lo sblocco dei 10.113.564,26 di euro sequestrati agli indagati in cambio della consegna, a titolo di cauzione, dello storico palazzo Kechler di piazza XX settembre, pur se a fronte di un valore stimato in circa 5 milioni di euro. Con il restyling dell’organigramma societario, ad assumere la guida della holding, in qualità di amministratore unico, è Simone Bressan, mentre la presidenza della spa passa nelle mani di Giorgio Zucchini, cofondatore e socio di Sereni Orizzonti. La restituzione dei beni, e in particolare delle liquidità, permette di chiudere il cerchio sull’operazione e inaugurare l’era post-Blasoni. 

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