Un paese protagonista del documentario sulla tipica cipolla rossa di Cavasso Nuovo

l’anteprima
GIULIA SACCHI
Il paese si mobilita per la realizzazione del documentario sulla storia della cipolla rossa, presidio Slow Food che porta il nome di Cavasso Nuovo nel mondo. Interviste alle memorie storiche del piccolo comune, raccolta di aneddoti e curiosità, riprese durante le attività che caratterizzano la produzione: ogni giorno una nuova scoperta e un passo avanti nella realizzazione del progetto, che vede in regia il medunese Christian Canderan e che verrà presentato nella sala operaia il 6 ottobre, durante i festeggiamenti d’autunno.
L’idea è dell’Associazione produttori di cipolla rossa, presieduta dalla giovane cavassina Michela Spigolon. «Da tempo si sentiva la necessità di raccogliere le testimonianze su questo prodotto, che fa parte della storia di Cavasso Nuovo e ha rappresentato una preziosa risorsa per molte famiglie – spiega -. In collaborazione col Comune, abbiamo pensato a un documentario in cui raccontare, anche attraverso interviste, come veniva coltivata e venduta la cipolla. Quindi la storia della nostra associazione, che è nata nel 2010 e oggi conta 15 produttori. Un ponte tra passato e presente, insomma, tra storia, tradizione e gusto».
Sinora sono state raccolte tante testimonianze interessanti. «Ci è stato raccontato che, durante la guerra, quando i mariti erano impegnati al fronte, la cipolla era una fonte di sostentamento per le famiglie – fa sapere Michela -. Le donne la vendevano o la barattavano: la treccia è nata perché rendeva le cipolle facilmente trasportabili. Si spingevano nei mercati sino a Venezia: dormivano ospitate in abitazioni o in stalle. C’era poi chi faceva l’ambulante».
Il documentario sta portando a galla racconti che fanno parte del patrimonio locale e meritano di essere ricordati. Michela non si spinge oltre: tutti i dettagli non si possono svelare, sennò si perde il piacere di recarsi a Cavasso il 6 ottobre per fare un tuffo nel passato e godersi dal vivo il documentario storico. La cipolla rossa è molto apprezzata non soltanto a livello locale: da tempo ha varcato i confini regionali, arrivando persino oltre oceano. Piace anche ai turisti, che l’hanno fatta sbarcare in America. «La vendita è ammessa a privati e negozi del settore agroalimentare soltanto in treccia, mentre ai ristoratori anche in cassetta sciolta – spiega Michela -. Produzione e coltivazione sono regolamentate da un disciplinare di produzione, accettato e sottoscritto dai produttori».
Quanto alle fasi di produzione, a inizio anno preparazione del terreno e semina, trapianto tra marzo e aprile, da luglio raccolta e poi intreccio per la vendita con “palut”, erba di palude raccolta nei fossi e corsi d’acqua, che viene fatta seccare. Per l’intreccio viene nuovamente bagnata in tinozzi: se umida, è più facile la lavorazione. La produzione dell’associazione va a gonfie vele. «Nel 2010 siamo partiti con dieci quintali – conclude Michela –, ora siamo a 120». —
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