Un popolo di 120 mila per una festa che cresce

Magari ne leggi uno l’anno e ne compri un paio, eppure se entri nella città del libro, cinque giorni secchi – tachicardici se dispiace trascurare qualcosa, avvolgenti – ti spuntano strane voglie di letteratura, improvvise urgenze di mettersi al passo. Pare e diciamo pare, ne liberano 147 al giorno, di volumi editati. Cifre da filtrare, siamo comunque molto vicini al vero. Pordenonelegge riassume il sentire comune contemporaneo, da tredici anni, quattordici da ieri sera, analizza, setaccia, produce incontri fra autori e lettori, è questa la festa. Si chiama festa, non festival, nemmeno kermesse (un termine che andrebbe cosparso di benzina prima di buttarci sopra un fiammifero). Il luogo asseconda, non ostacola. Ci starebbe un rifiuto, vuoi mai. Le invasioni possono rivelarsi indigeste. Fortunatamente no, l'autoctono partecipa, lo si evince dalla cura di molte vetrine dei negozi. Segni impercettibili che bastano a fare la somma.
Si giunge in fondo, gli angeli depositeranno le ali gialle (prezioso esercito, insostituibile), via i tendoni con al riparo i fuori catalogo, introvabili, quelli con i tomi dell'attimo e s'interromperà pure la vendita de Il Iibro del Scritore, a cura di Natalino Balasso, l'uscita-novità di quest'anno, messa in flusso dalla casa madre, un unicum in duemila copie, sfuggite via veloci a ogni frequentatissima declamazione del signore polesano in piazza all'ora del tè.
«Continuità» è la parola scelta dal direttore Gian Mario Villalta, ovvero un concreto seguito al momento della preghiera laica. «Mi piacerebbe che il pensiero non si esaurisse con l'applauso finale agli interpreti, proseguisse oltrepassando l'evento, arrivando chissà dove con la stessa energia». La cultura espandibile, non interpretata come consumo immediato e scartato all'uso. Se crescita dev'essere, ci si asupica un percorso privo di dossi e di ostacoli. «I social hanno contribuito negli anni a corroborare la natura inzialmente “soltanto” pordenonese della cinque giornate di resistenza libraria. Un mondo che corre in un parallelo virtuale utilissimo a creare nuovi adepti».
E qui tocca metter mano alla matematica, quasi un dovere. Villalta, uomo di poesia, rifugge dalla legge del calcolo, lo sappiamo. Lui demanda. Rapidamente: oltre 120.000 il popolo di pordenonegge.it 2013, qualcosina in più del 2012. Un bel numero quello degli Amici sostenitori, 804. Migliaia di tweet, una valanga di post su Facebook, basta? Resa nota pure l'anima dei feedback popolari. «L'aderenza della festa alla realtà, al vissuto dell'oggi – spiegano i curatori Alberto Garlini e Valentina Gasparet –, che parte dal racconto e raggiunge le persone reali. Cerchiamo di non arroccarci, preferiamo il circolare delle idee e che le esigenze del tempo diventino le nostre».
Trecento appuntamenti, venticinque premières, centinaia di autori sistemati in una trentina di location. Il libricino guida conteneva tutto questo. Una comunità in movimento. Seguaci ordinati, pazienti nelle loro abituali code da mane a sera, rotte ormai. dal sistema funzionante della distribuzione del bigliettino. L'uovo di colombo, quando lo scopri.
«Potendo – rivela Villalta – ci espanderemmo. C'inventeremo dell'altro per rendere meno noiose le attese». Ore per chi Saviano voleva vedere. Un pellegrinaggio faticoso, ma per assistere alla rara apparizione il prezzo non poteva essere scontato. Non solo lui, senz'altro il picco della montagna, altri magnifici romanzieri hanno offerto il fianco. Martin Amis, Pérez-Reverte, Falcones, Arrabal, Pennac, un applauditissimo assolo di Pupi Avati e il solito circo Barnum di Balasso-Cirri, chi l'ha perduto si è rosicchiato le nocche. Nel 2014? Sarà funzionante la Fondazione pordenonelegge.it. Saranno respiri più profondi. Con l'aria che tira... Quest’anno l’investimento per la festa è stato di 500 mila euro.
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