Un tracollo finanziario ancora senza soluzione
UDINE. Il 17 novembre scorso, una data che ha cambiato il destino di Coop Carnica e ha segnato profondamente soci, risparmiatori, dipendenti e tutti coloro che negli anni hanno gestito quella che era non solo un’azienda storica, ma un punto di riferimento, un valore identitario per la Carnia, il motore di tanti contributi destinati al volontariato.
Quel giorno il consiglio di amministrazione ha deciso di presentare formale istanza di concordato preventivo per cercare di salvare l’azienda da un dissesto che si legge nei numeri che il consiglio di amministrazione ancora in carica deve approvare: 20 milioni di perdite, oltre 100 milioni di debiti e 26,5 milioni di risparmi raccolti tra le famiglie come prestito sociale che sono appesi a una procedura che, fino a ora, ha consentito di raggranellare offerte d’acquisto per solo 11 dei 40 negozi della rete CoopCa in Friuli Venezia Giulia e Veneto.
La richiesta di concordato si è accompagnato con le indagini della Procura di Udine che hanno portato all’iscrizione nel registro degli indagati di consiglieri di amministrazione e revisori dei conti: oltre ad Alfio Colussi, membro del cda, nonché vice presidente della controllata ImmobilCoopCa alla quale era stato trasferito parte del patrimonio immobiliare in un’operazione finita sotto la lente della magistratura, anche il presidente in carica, Ermano Collinassi e gli amministratori Leonardo Agostinis, Sonia Cacitti, Corrado Di Doi, Claudio Lomuscio, Francesco Zilli, Vanessa Gressani, Silvano Giorgis, Giancarlo Veritti, Daniele Delli Zotti e Fosca Petris per cui si ipotizzano i reati di falso in bilancio, false comunicazioni sociali e abusiva attività di raccolta del risparmio.
Nel mirino della Procura sono finiti il commercialista tolmezzino Davide Veritti e il geometra Bruno Dionisio di Villa Santina proprio per la parte d’indagine relativa all’immobiliare, la cui costituzione ha permesso di far emergere nel bilancio CoopCa plusvalenze dalla cessione degli immobili determinanti per limitare i passivi del 2012 e del 2013.
Un vero e proprio terremoto economico e giudiziario che, in una realtà come la Carnia dove le relazioni sono strette e la fiducia è fondamentale, ha segnato una cesura profonda che, probabilmente, ha influito nell’estremo gesto di Alfio Colussi.
La tragedia che ora ammanta la vicenda di CoopCa rende ancora più doloroso il percorso della procedura concordataria e degli appelli degli ultimi giorni dei sindacati affinché altre realtà cooperative si muovano per cercare di salvare il salvabile.
Il 20 giugno il commissario giudiziale ha convocato l’adunanza dei creditori chiamata a esprimere un parere sul piano concordatario che prima dovrà avere l’avallo dello stesso professionista incaricato dal tribunale di Udine. Una corsa contro il tempo dalla quale dipendono non solo le sorti dei risparmi dei soci prestatori (sono circa 3 mila) ma anche quella dei 650 dipendenti dell’azienda carnica distribuita tra Friuli e Veneto.
Come accennato, fino a ora le offerte d’acquisto di punti vendita ammontano a 15 milioni di euro scarsi, messi a disposizione da Coop Nordest, Conad, Alì, Despar e Discount. Nulla di più: troppo poco per garantire la salvaguardia dei livelli occupazionali e il rimborso dei soldi prestati e da quel 17 novembre scorso bloccati.
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