Una dipendente di Sereni orizzonti: «Sono qui da poco, chissà che fine farò»

La preoccupazione di una lavoratrice della struttura di Pasian di Prato. Tra i parenti c’è chi segnala: pensano solo al profitto

PASIAN DI PRATO. Bocche cucite, pensieri angoscianti e tanta voglia di andare avanti meglio di prima. Il giorno dopo l’arresto del patron di Sereni Orizzonti, Massimo Blasoni, nella nuova struttura di via Vera Tonino a Pasian di Prato, si respira aria di incertezza anche se all’apparenza non è cambiato nulla.

«Lavoro qui di quattro giorni, sono preoccupata non so che fine farò» si lascia andare una operatrice sanitaria (Os) qualche minuto prima di iniziare il turno. Si dice dispiaciuta per quello che è accaduto anche se, come fa notare l’addetto alla cucina, «Blasoni non lo conosciamo poteva essere chiunque noi continuiamo a lavorare come abbiamo sempre fatto».

Il loro lavoro è apprezzato dalla gran parte dei familiari che, alla spicciolata, varcano il cancello anche se i distinguo non mancano.

«Il mio voto al servizio non arriva al 6» dice Maurizio Agostinis apprestandosi a far visita all’anziano zio, mentre Luca Della Ricca afferma con chiarezza: «Qui puntano al profitto. Mia madre è entrata in Rsa il 16 ottobre dopo una frattura. Il suo percorso riabilitativo è concluso, potrebbe tornare a casa ma se lo farà prima del 16 novembre dovrò versare comunque la retta mensile di 2.700 euro».

Intorno alle 13, nella strada intitolata alla prima assessore donna del comune alle porte di Udine, il primo a varcare il cancello della recinzione che protegge il palazzone blue e azzurro, è un padroncino. Deve consegnare un pacco, ma dall’interno lo vedono e lo raggiungono appena imbocca il vialetto.

Qualche minuto più tardi a bordo di un furgone arriva pure Nicola D’Amato con una carrozzina. Ritira la vecchia e lascia la nuova: «Questa casa di riposo è l’ultima aperta, i commenti sono buoni» assicura dimostrandosi informato sulla vicenda rimbalzata in tutto il Friuli dove la holding è presente con le sue strutture.

Il via vai è continuo. «Lavoro qui da quattro anni, non ho nulla da dire» taglia corto qualcuno, mentre altri confermano di essere stati invitati a non commentare la vicenda. Sapremo poi che la direttrice ha riunito il personale per rimarcare «noi e voi non c’entriamo nulla».

In effetti, da queste parti Blasoni, si vedeva solo in determinate occasioni: «Ci offriva la cena di Natale, è sempre stato una persona gentile». A sottolinearlo è una operatrice sanitaria giunta in Friuli dal meridione per lavorare. «Le pare che se non mi trovassi bene continuerei a stare a 800 chilometri dalla mia famiglia?».

Alla Sereni Orizzonti lavora anche il marito, «per un momento ho pensato al peggio, non possiamo permetterci di restare senza stipendi». Entrambi assicurano che all’interno della struttura tutto funziona alla perfezione: «Abbiamo tutto a disposizione, ci mettiamo l’anima».

Il giorno dopo l’arresto dell’azionista di maggioranza, i dipendenti sono solidali con il vertice: «Qui lavoriamo bene, gli ospiti sono trattati con i guanti bianchi». La squadra è composta da 152 persone provenienti dal meridione d’Italia e dall’estero. I friulani sono una minoranza e tra questi c’è chi cerca di distrarsi cantando “alé Udin” o qualcosa del genere.

Il cambio di turno è completato e dalle 14.30 arrivano i parenti e pure l’animatrice con la fisarmonica: c’è un compleanno da festeggiare. Con una coppia raggiungo il porticato dove gli anziani apprezzano la bella giornata di sole.

«Conosco Blasoni, è una bravissima persona, conosco tutta la sua famiglia» afferma una degente raccontando la sua storia personale. Sembra ignara, forse non sa che il “re” delle case di riposo da giovedì mattina è nel carcere di via Spalato.

Intanto la direttrice ribadisce: «Non abbiamo nulla da dire, lavoriamo come e meglio di prima». Siamo di nuovo in via Vera Tonino con altri familiari: «Qui va tutto bene, il personale risponde alle nostre richieste» afferma una friulana trasferita a Salerno all’età di 18 anni. Di tanto in tanto torna a trovare la sorella ospite della casa di riposo di Pasian di Prato.

«I ragazzi si danno da fare» aggiunge una signora anche se fa notare che gli abiti del marito costretto alla casa di riposo preferisce lavarli a casa per evitare che in lavanderia vengano scambiati o persi. Una critica? «Manca un giardino esterno per passeggiare all’ombra».

Poi arriva Paolo Vazzoler, lui è autosufficiente ma ha deciso di trasferirsi in casa di riposo: «Blasoni in carcere? Sono costernato, non avrei mai immaginato una cosa del genere». Alle sue parole si aggiunge il commento critico di Della Ricca: «Guardi gli orari di visita, qui si entra dalle 9 alle 11.145 e dalle 14.30 alle 17.45, una persona che lavora come fa a far visita ai parenti.

L’impressione è che vogliano evitare la presenza degli esterni». Della Ricca non se la prende con il personale – «non è male» riconosce – bensì con «le direttive basate sul risparmio di tempo e sul massimo profitto». Qualche esempio? «A differenza dell’ospedale, qui di notte non c’è un operatore disponibile, gli ospiti non possono alzarsi». —


 

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