Una ditta romana per gestire in ospedale il Cup e l’anagrafe

Novelli (Fi): verifiche sul passato dell’azienda Telesca: controlli garantiti. Replica dei vincitori dell’appalto
ANTEPRIMA udine code in ospedale x ticket
ANTEPRIMA udine code in ospedale x ticket

Quasi nove milioni di euro per affidare i servizio di Cup, accettazione prelievi e cassa, anagrafe sanitaria dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine e dell’Ass3.

Ed è subito bufera.

A sottoporre la questione all’attenzione della presidente della Regione Debora Serracchiani e dell’assessore alla Sanità Maria Sandra Telesca è il consigliere di Forza Italia Roberto Novelli. In un’interrogazione dà conto della gara a procedura aperta espletata dall’Ente per la gestione accentrata dei servizi condivisi del valore presunto di 8.715.107 euro che è stata vinta dalla Capodarco società cooperativa sociale integrata con sede a Roma.

«Considerato il 1 dicembre 2015, in considerazione della sussistenza della presenza di situazioni relative a tentativi di infiltrazione mafiosa, è stato adottato un provvedimento interdittivo nei confronti della società Capodaco – premette Novelli rivolgendo alcuni quesiti alla giunta – il provvedimento interdittivo antimafia scaturisce da complesse e delicate indagini condotte dalla Procura della Repubblica di Roma su gravi e diffuse infiltrazioni nel tessuto imprenditoriale politico e istituzionale della capitale strategicamente pianificate. Con tale provvedimento notificato dal prefetto di Roma si toglieva alla Capodarco la possibilità di contrarre con la pubblica amministrazione».

A questo punto il consigliere azzurro chiede al presidente e all’assessore regionale «se la stazione appaltante nel momento in cui ha verificato i requisiti soggettivi della Coop Capodarco è venuta a conoscenza del provvedimento interdittivo antimafia; se la stazione appaltante sta ponendo in essere accertamenti in ordine alla procedura; se vi siano state impugnazioni degli atti di gara; se è intenzione della giunta modificare le norme regionali in materia di appalti in modo da introdurre nel corpus normativo un chiaro indirizzo in tema di territorialità e filiera corta nel rispetto del perseguimento dell’interesse pubblico e della tutela della concorrenza».

Interpellata sulla vicenda, la Capodarco fa sapere che «l’azienda non è più in interdetta, a fronte di un provvedimento del tribunale di Roma che risale al 30 marzo scorso. Da allora – tengono a chiarire dalla segreteria – la ditta è in amministrazione giudiziaria e può quindi partecipare regolarmente ai bandi per l’appalto dei servizi sanitari». Nulla di irregolare quindi, per la Cooperativa sociale. L’assessore regionale Maria Sandra Telesca, chiamata in causa, mette in chiaro che «le gare d’appalto non sono seguite dai politici, ma dai funzionari. Credo che questi ultimi – osserva – abbiano effettuato tutte le verifiche del caso, comprese le richieste al prefetto per l’acquisizione della documentazione, se ci fosse stato qualcosa di irregolare sono certa che non avrebbero provveduto all’aggiudicazione dell’appalto».

Ma il consigliere Novelli insiste: «Rimango basito che, nella nostra regione, balzata tristemente alle cronache in questi ultimi anni per le infiltrazioni mafiose, possa partecipare e vincere una gara d’appalto del valore di 8 oltre milioni di euro una società che è stata destinataria di un provvedimento interdittivo antimafia. Che armi di difesa di tipo normativo e regolamentare la giunta intende porre in essere?»

A esprimere preoccupazione sono anche i sindacati. È la Cisl, ancora una volta in prima linea nella difesa dell’occupazione, a scendere in campo per proteggere il personale. «Ci auguriamo che la nuova azienda garantisca l’assorbimento degli operatori attualmente in servizio e ne tuteli le mansioni» esordisce Giuseppe Pennino di Cisl Fp. Purtroppo in passato, ricorda il segretario regionale Nicola Cannarsa, l’esternalizzazione del servizio ha portato conseguenze spiacevoli. Per dirne una, la prima azienda che si è assicurata l’appalto ha cominciato a non corrispondere lo stipendio al personale. «Vigileremo sull’operato di questa azienda, sul rispetto degli orari, sul pagamento degli stipendi ai dipendenti – promette Cannarsa –. Riteniamo però che servizi delicati come quelli dell’anagrafe sanitaria, o del Cup debbano essere internalizzati, come abbiamo sempre sostenuto».

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