Una maxi-esercitazione di paracadutisti

Coinvolti militari Usa e della Folgore vicino a Vajont. Risolto il “giallo” sulla presenza dei C-130

PORDENONE. L’hanno chiamata “Juliet Drop Zone”, l’area di lancio vicina a Vajont, teatro la scorsa settimana di una esercitazione di paracadutisti della 173° Brigata Combat Team della Dal Molin di Vicenza e di un centinaio di uomini della Folgore. Per alcuni di loro è stato il primo lancio con il nuovo paracadute, il “parachute T-11”.

Sui cieli di Aviano e dei paesi limitrofi la settimana scorsa si sono visti volare in coppia, oltre agli F16, gli enormi C130 Hercules, aerei da trasporto dell’Us Air Force. Attività che ha destato una certa curiosità: sui principali social network si immaginavano esercitazioni in vista di decisioni militari sulla situazione in Siria.

La presenza dei grandi Hercules, dell’Airlift Wing di Ramstein, era invece giustificata dalla massiccia esercitazione di paracadutisti avvenuta giovedì scorso in un’area nei pressi di Vajont. Appartenenti alle 173ª Brigata Aviotrasportata, i militari provenivano in parte da Vicenza e in parte dalla Germania (Schwenfurt e Bamberg). Insieme a loro un centinaio di parà italiani della Folgore.

Per alcuni dei militari provenienti dalla Germania sono stati i primi lanci in territorio italiano. Per altri i primi lanci con il “parachute T-11”, il nuovo paracadute in dotazione all’Us Air Force dal 2011, completamente ridisegnato rispetto al T-10, che fu introdotto nel 1955. Giudizi positivi da parte di chi lo ha provato: «E’ sceso molto morbido» è il commento del sergente John William al quotidiano indipendente delle forze armate Usa nel mondo “Stars and Stripes”.

L’esercitazione ha avuto come punto di partenza l’aeroporto Pagliano e Gori di Aviano sede anche del 31° Fighter Wing. La strategia dell’Us Air Force ha visto negli ultimi anni un rafforzamento del ruolo dell’aeroporto avianese anche nelle operazioni che vedono impegnati i paracadutisti.

Esercitazioni e partenze dall’aeroporto pedemontano se ne sono registrate molte negli anni passati e proprio per questo i vertici militari hanno previsto la costruzione di strutture apposite.

E’ stato realizzato l’ “Airborne equipment and parachute repair shop”, con una superficie di circa 4 mila metri quadrati e una spesa di circa 6 milioni di euro, per l’asciugatura (negli appositi spazi), manutenzione deposito e imballaggio dei paracaduti.

Nel 2008 era stata anche avviata la costruzione del “Paha”, “Personnel alert holding area”, edificio di 5 mila metri quadrati in grado di accogliere fino a 300 paracadutisti nelle situazioni di emergenza. Infine è stata realizzata una piattaforma per le soste operative dei grandi C 130 Hercules.

L’indicazione di Vajont come sede dell’attività ha ingenerato anche un equivoco da parte di alcune persone che seguono le vicende militari: l’area vicina a Maniago, infatti, è stata scambiata con la valle del Vajont, considerata una delle aree più fragili dal punto di vista idrogeologico e ricca di significati anche storici. Ma, per conformazione, inadatta a una operazione di questo tipo.

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