Unità coronarica, il reparto concentrato al San Giovanni
Il capoluogo vince la “battaglia” con Monfalcone: da luglio il nuovo assetto La conferma di Pilati: la novità nel piano di riorganizzazione dei posti letto

Finalmente ci siamo. A partire dal prossimo mese di luglio, il reparto ospedaliero di Terapia intensiva cardiologica, con una dotazione di sei posti letto, sarà concentrato a Gorizia. Monfalcone perderà, quindi, l’Unità coronarica ma il servizio cardiologico verrà inglobato in una robusta area dell’emergenza, coordinata dal primario del Pronto soccorso Alfredo Barillari, con la presenza di un medico specialista prevista, almeno inizialmente, sulle 24 ore (in aggiunta all’attività ambulatoriale).
Le voci che da qualche giorno si rincorrevano a tale proposito al San Giovanni di Dio hanno trovato conferma nelle parole, sia pur stringate, del direttore generale Giovanni Pilati. «Entro la fine di giugno – ha spiegato il manager dell’Aas Bassa Friulana-Isontina al Messaggero Veneto – dobbiamo presentare in Regione il piano di riorganizzazione dei posti letto ospedalieri. In questo quadro, per quel che riguarda la Cardiologia, posso dire che si andrà nella direzione già indicata, sia pure in modo ufficioso, dall’assessore regionale alla Sanità Maria Sandra Telesca nell’incontro istituzionale avvenuto il 12 gennaio scorso nel palazzo della Regione a Gorizia».
In tale occasione la Telesca aveva appunto affermato che, nell’ambito della programmazione 2017, la Terapia intensiva cardiologica, o Unità coronarica che dir si voglia, sarebbe rimasta a Gorizia, con sei posti letto e un medico presente sulle 24 ore. Il nuovo assetto scatterà dunque in estate, presumibilmente già da luglio, anche per poter gestire nel modo più adeguato le ferie del personale della Cardiologia.
A un anno di distanza dall’arrivo del nuovo primario unico, la dottoressa Gerardina Lardieri, non è un mistero infatti che la carenza dell’organico sta mettendo a dura prova il reparto del San Giovanni di Dio, che può contare su soli 5 medici a fronte dei 7 in servizio a Monfalcone. È già in atto, peraltro, un reciproco “pendolarismo” degli specialisti per tappare le falle, soprattutto a livello di guardie notturne, ma di recente si è reso necessario anche il ricorso a “gettonisti” provenienti dall’ospedale triestino di Cattinara. La nuova modalità organizzativa dovrebbe consentire un sensibile miglioramento delle condizioni di lavoro.
Erano i primi giorni del 2015, poco dopo l’insediamento alla guida della nuova Aas numero 2 Bassa Friulana-Isontina, allorché il dottor Pilati rimarcò come due fossero i principali nodi da sciogliere: l’eliminazione di un Punto nascita fra Palmanova e Latisana e la scelta della sede dell’Unità coronarica fra Gorizia e Monfalcone. Dopo due anni e mezzo si è giunti finalmente alla “sofferta” decisione. Nel frattempo c’erano stati un serrato pressing del sindaco Ettore Romoli e del Partito democratico comunale e l’ordine del giorno approvato dal consiglio comunale nel febbraio scorso.
Era sorto anche un “Comitato del buon senso per salute cardiologica dell’Isontino” che, in relazione anche alla perdita da parte di Gorizia del Punto nascita nel 2014, sollecitava la scelta di individuare la Cardiologia di Gorizia come polo di riferimento per l’area isontina, adducendo come motivazioni – ora recepite – la possibilità di disporre al San Giovanni di Dio di una realtà più moderna e attrezzata, con più letti monitorati ed esecuzione di procedure più raffinate.
Si faceva notare, inoltre, come Gorizia fosse più lontana al centro hub di Trieste rispetto a Monfalcone. Indicazioni che sono state dunque colte dai vertici dell’Azienda per l’assistenza sanitaria e dalla Direzione centrale Salute della Regione, che ha scelto Gorizia come sede del reparto unico per la terapia intensiva cardiologica.
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