Università, docenti pronti allo sciopero: bloccati gli esami autunnali
Udine, una sessantina i professori dell’ateneo che hanno aderito alla protesta organizzata, a livello nazionale, per ottenere il riconoscimento degli scatti di anzianità sospesi fino alla fine del 2015. Dal 28 agosto al 31 ottobre salterà più di qualche appello in diversi corsi di laurea

UDINE. Professori universitari pronti a bloccare gli esami autunnali anche a Udine.
Una sessantina di docenti ha aderito alla protesta organizzata, a livello nazionale, per ottenere il riconoscimento degli scatti di anzianità sospesi fino alla fine del 2015.
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A differenza di altre categorie, a esempio giudici e forze di polizia, gli universitari si sono ritrovati con stipendi decurtati di circa 250 euro al mese per un anno in più e, nel periodo di sospensione, non hanno ottenuto il riconoscimento delle progressioni di carriera.
A nulla sono valse le proposte avanzate all’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al ministro dell’Università, Valeria Fedele: da Roma non è giunta risposta.
«Lo sciopero è doveroso – ammette il coordinatore del corso di laurea in Medicina, Francesco Curcio – restare per 5 anni senza progressione di carriera è anticostituzionale».
Ma questo non è l’unico problema che il “Movimento per la dignità della docenza universitaria” (movimento trasversale che non trova consensi tra le organizzazioni sindacali) ha portato sul tavolo del ministro.
Dalle progressioni di carriera si passa al blocco del turnover, all’assunzione dei giovani ricercatori e al pagamento delle borse di studio agli studenti idonei. Non manca la richiesta di fondi per la ricerca.
Anche a Udine, quindi, e nelle sedi decentrate di Pordenone e Gorizia, dal 28 agosto al 31 ottobre, salterà più di qualche appello in diversi corsi di laurea.
Da quelli umanistici a quelli scientifici, le adesioni arrivano da tutti i dipartimenti.
E se gli studenti guardano con preoccupazione i calendari, il fondatore del movimento, Carlo Ferraro, ricorda: «Siamo arrivati a questo dopo tre anni di battaglie».
Il Movimento è in attesa della risposta che la ministra avrebbe dovuto inviargli, entro 48 ore, lo scorso giugno quando una delegazione le aveva proposto tre vie d’uscita.
La prima prevedeva il riconoscimento degli scatti dal 2015 come è avvenuto per le altre categorie con gli arretrati dei quattro anni di stop ridotti poi a tre e due anni.
Ferraro, già professore ordinario al Politecnico di Torino, auspica che la protesta si estenda anche tra i colleghi sindacalizzati.
Al momento, nelle università italiane, si contano 5.400 adesioni. «Agli studenti – insiste Ferraro – creiamo disagi, ma non disastri.
Noi abbiamo il diritto di scioperare e loro di sostenere gli esami. Non a caso i docenti che dal 28 agosto al 31 ottobre, si ritroveranno con tre appelli sciopereranno solo il primo giorno.
I docenti con un unico appello, invece, sciopereranno, ma chiederanno al rettore e all’ateneo di fissare un altro appello nei 15 giorni successivi».
In questo viene garantito a tutti gli studenti il diritto di sostenere gli esami.
«È un’azione più dimostrativa che reale – aggiunge Curcio –, vogliamo porre il problema all’attenzione del pubblico senza creare disservizi».
Inutile dire che l’auspicio di tutti resta quello di arrivare a una mediazione con il ministero per evitare, magari in extremis, il blocco degli esami.
Il mancato riconoscimento della progressione di carriera si ripercuote anche sugli importi dei trattamenti di fine lavoro e sulle pensioni.
«Gli effetti – continua Curcio – li pagheremo per tutta la vita».
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