Uno scienziato friulano scelto come avatar per il videogioco in cui si combatte il coronavirus

PORDENONE. Tutti pronti davanti alla tastiera per cimentarsi nel videogioco che aiuta la comunità internazionale a combattere il coronavirus. Ad accompagnare nel viaggio virtuale tra le cellule c’è l’avatar del professor Andrea Cossarizza, scienziato di fama internazionale, originario di Spilimbergo.
A sviluppare il videogioco sono stati Games di Reykjavik e la start up svizzera Massively Multiplayer Online Science, padri di “Eve online”, il più vecchio (è nato nel 2003) gioco di ruolo fantascientifico con oltre 50 mila giocatori al giorno. Al suo interno, nella galassia di Canopus, è stato introdotto il mini gioco “Project discovery phase three”.
Nel gioco si è accompagnati dall’avatar di Cossarizza, professore all’università di Modena e Reggio Emilia, tra i primi a pubblicare studi scientifici sul Covid, a riconoscere le cellule che sono in prima linea nel processo di difesa del nostro corpo contro il virus.
«A fine marzo – racconta il docente universitario – mi hanno telefonato chiedendomi se volevo partecipare visto che ero stato primo a pubblicare studi di immunologia sul Covid, se potevo prestare la mia faccia a combattere il virus. Il mio contributo è stato quello di dire quali erano le cose da fare, ma è un’idea collettiva». Al progetto ha partecipato anche la McGill University.
I giocatori, accompagnati da Cossarizza, dovranno svolgere le analisi sui linfociti e riconoscere le cellule coinvolte durante il processo di difesa dal Sars-Cov2 utilizzando dati veri, ottenuti con la citometria a flusso (che serve per rilevare e misurare le caratteristiche chimiche e fisiche delle cellule) e concessi da “International society for the advancement of cytometry”, presieduta da Cossarizza, dall’International clinica cytometry society e dall’European society for clinica cell analysis. I giocatori avranno una serie di strumenti a disposizione per contrassegnare gruppi cellulari del sangue per capire come i differenti gruppi di cellule vengono alterati dal coronavirus. Sessioni di gioco che serviranno per generare un algoritmo che permetterà in futuro a un software di analizzare tutti i dati e le analisi Covid. Obiettivo insegnare al software a fare le cose in modo automatico, che consentirà di risparmiare tempi nelle analisi quando ci sarà il vaccino.
«Uno crede di giocare – osserva Cossarizza –, in realtà contribuisce a combattere il virus. Tramite un processo di intelligenza artificiale basato sul machine learning, in cui un sistema informatico impara a operare da chi lo usa (e più viene usato, anche in modo erroneo, più impara e più velocizza le sue prestazioni), le analisi che i giocatori fanno contribuiscono a generare un algoritmo che a sua volta viene usato in un software progettato per eseguire analisi – questa volta reali – che servono a identificare automaticamente popolazioni cellulari presenti nel database. In pratica, gli esseri umani giocano per insegnare a una macchina ad analizzare un patrimonio di informazioni sempre più dettagliate e sempre più numerose, fondamentali al progresso della ricerca.
Tutti sappiamo che in questo momento ci sono almeno un centinaio di gruppi sparsi nel mondo che stanno disegnando vaccini per il Sars-Cov-2. È facile predire che quando inizieranno le vaccinazioni di massa ci saranno milioni di analisi da fare per valutare l’efficacia di questo o quel vaccino. Uno degli scopi di questo progetto è appunto quello di creare un sistema intelligente che sia capace di analizzare in tempo reale come avviene la risposta immunitaria nelle persone che saranno vaccinate, e mettere i dati a disposizione della comunità scientifica, reale anch’essa». Dal lancio del gioco, due giorni fa, sono state già fatte 500 mila analisi.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto