Urne senza segreti: ecco le nuove regole per eleggere senatori e deputati

UDINE. Urne aperte solo domenica 4 marzo, un voto per ogni scheda e codice anti frode. Sono queste le novità delle elezioni politiche che porteranno alle urne, domenica 4 marzo, 46 milioni e 600mila italiani. I seggi saranno aperti dalle 7 alle 23, dunque questa è la prima novità che riguarda l’elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
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La prima cosa che dobbiamo verificare è la nostra tessera elettorale che insieme a un documento valido, ci serve per esprimere il nostro diritto-dovere. Chi l’avesse smarrita può richiederla agli uffici del proprio Comune, aperti per tutta la settimana fino a domenica 4 marzo, giorno della votazione, per tutta la durata delle operazioni di voto.
I COLLEGI PER IL SENATO
Sarà poi lo stesso presidente a farlo, dopo averne verificato la corrispondenza e sempre lui dovrà inserire la scheda nell’urna. In questo modo si potrà contrastare il voto di scambio, evitando che nel seggio possano arrivare dall’esterno schede già votate o comunque contraffatte.
I COLLEGI PER LA CAMERA
Nell’uninominale, in ogni collegio, i partiti o le coalizioni candidano una sola persona e chi prende più voti nello scontro diretto conquista il seggio. Con il proporzionale i seggi sono assegnati, a ciascun partito o coalizione, in proporzione ai voti ottenuti. Un calcolo che viene fatto prima a livello nazionale e poi ridistribuito nelle circoscrizioni elettorali.
Sulla scheda, l’elettore trova il nome del candidato del collegio uninominale maggioritario in alto rispetto alla lista o liste collegate.
Accanto a ogni simbolo ci saranno invece i nomi (da 2 a 4), del listino di ogni partito, che concorrono per la parte proporzionale. Il voto su ognuna delle due schede (rosa per la Camera e gialla per il Senato) potrà essere tracciato sul simbolo di partito o sul nome del candidato del collegio uninominale e sarà esteso a entrambe le proposte.
Sarà possibile anche votare le due parti della scheda ma non è consentito il voto disgiunto, cioè mettere una croce su una lista e un’altra sul candidato di una coalizione diversa. In questo caso, la scheda viene considerata nulla. Il rischio di sbagliare è molto alto per gli elettori del Lazio e della Lombardia, che sono chiamati al rinnovo dei presidenti e dei consigli regionali dove invece è previsto il voto disgiunto.
Il calcolo e la procedura per l’assegnazione dei seggi sono piuttosto complessi: tiene conto principalmente di un rapporto variabile tra elettori ed eletti sulla base delle circoscrizioni, con un successivo riparto di resti tra i cosiddetti migliori perdenti.
Per partecipare all’assegnazione dei seggi proporzionali, ogni lista deve superare la soglia del 3% su base nazionale (per il Senato basta che si superi il 20% su almeno una Regione) e i candidati saranno eletti nell’ordine in cui compaiono nella scheda. Se un partito è in una coalizione e non raggiunge la soglia, i voti ottenuti andranno ai partiti alleati che la superano.
I voti delle liste che non raggiungono l’1% andranno invece dispersi. Con i listini bloccati non si esprimono preferenze e in molti casi, grazie al meccanismo delle candidature multiple (escluse per i collegi uninominali) sarà possibile essere eletti in più collegi proporzionali.
In quel caso, non saranno più gli eletti a scegliere quale territorio rappresentare perché la legge prevede che il seggio scatti nel collegio dove il partito di appartenenza ha ottenuto il risultato peggiore.
L’ultima novità, infine, riguarda le quote di genere che, grazie all’alternanza nei listini e nei collegi uninominali, dovrebbero portare a un Parlamento più equilibrato nella rappresentanza tra uomini e donne.
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