Uxoricidio, il cellulare di Denise spaccato in due
ATTIMIS. Il cellulare di Denise Fernella Graham, la donna di 43 anni uccisa a coltellate dal marito Silvano Cantarutti, 51 anni, lo scorso 2 marzo, nella villetta di Attimis dove abitavano, era stato nascosto in un mobile della camera da letto. Cioè della stanza nella quale la donna era stata rinvenuta dalla figlia 22enne, verso le 16.30 - circa tre ore ora dopo il decesso -, adagiata a terra accanto al letto e coperta dalla testa ai piedi con un piumino. Ed è stata di nuovo la giovane, sabato scorso, a trovare anche il telefonino, mentre, con il petto ancora pieno di dolore, faceva ordine tra le cose della casa di via Divisione Julia 9, che nel frattempo il magistrato ha dissequestrato e riconsegnato ai proprietari (i genitori di Cantarutti dai quali la coppia, rimasta senza lavoro nè soldi, si era da poco trasferita con la figlia).
Trovato dalla figlia. Di quel cellulare, l’indagato non ha mai voluto dire niente. Interrogato due volte dal pm Maria Caterina Pace e una dal gip Paolo Milocco, non aveva ammesso di averlo preso o consultato, nè tantomeno confessato di averlo nascosto. Vane si erano rivelate anche le ricerche condotte sul luogo del delitto dai carabinieri del Nucleo investigativo e della Compagnia di Cividale, incaricati dal pm di un secondo sopralluogo dentro e fuori la villa. La verità è venuta a galla esattamente due settimane dopo la tragedia, quasi per caso. Ed è toccato ancora una volta alla figlia chiamare i carabinieri - la stazione di Faedis - e consegnare loro l’importante reperto.
Distrutto e disattivato. Spaccato in due e privo della scheda di memoria: ecco cosa rimane del telefonino di Denise. Quanto basta per alimentare le perplessità nutrite degli investigatori comandati dal capitano Fabio Pasquariello anche dopo la confessione resa da Cantarutti. E per immaginare che l’uomo, nel ricostruire l’aggressione, abbia voluto quantomeno ometterne una parte. Evitando di spiegare anche se sia stato lui a fare sparire la scheda interna e, in caso affermativo, perchè e dove l’abbia fatta finire. Accusato di omicidio volontario aggravato dal rapporto di coniugio, l’uomo aveva detto e ribadito di avere reagito alle continue provocazioni della moglie, che non avrebbe perso occasione per ingiuriarlo con toni che gli erano diventati intollerabili.
Le indagini. Ora, alla luce del ritrovamento del cellulare, l’interpretazione delle sue parole potrebbe anche mutare. Il gesto omicida potrebbe cioè sembrare meno irrazionale di quanto l’indagato abbia cercato di fare credere. Sui momenti immediatamente successivi all’accoltellamento, il muratore ha dichiarato di non ricordare niente. Ai carabinieri, la notte dell’omicidio, aveva riferito soltanto di essere andato in salotto, essersi seduto in poltrona e avere ascoltato la sua musica preferita. A porre fine alla vita della donna, originaria di Antigua, erano stati i 15 colpi di coltello inferti sul suo corpo, dopo averla tramortita già per due volte con una mazza da baseball.
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