Valichi smantellati la mappa del degrado nelle zone di confine

Cinque anni e mezzo fa – era la notte tra il 20 e il 21 dicembre del 2007 – cadevano gli ultimi confini. Letteralmente: la Slovenia, dopo essere entrata nell’Unione europea, aderiva formalmente al Trattato di Schengen, per la libera circolazione dei cittadini. Una rivoluzione che ha comportato, tra gli altri effetti, lo smantellamento delle ormai inutili strutture confinarie, progressivamente abbandonate da poliziotti e finanzieri che le presidiavano con scrupolo. Sparite le garitte, restano i segni indelebili della frontiera, con casi di degrado che finiscono per costituire un pessimo biglietto da visita per gli automobilisti che, provenienti dalla Slovenia, entrano nel nostro Paese.
Casa Rossa. Dalla parte slovena non c’è più traccia del checkpoint di Val di Rose, smantellato nel 2010. Del valico internazionale di Gorizia, l’unico fino alla realizzazione di quello di Sant’Andrea, resta ancora intatta invece la pensilina. Intatta per modo di dire: complici le infiltrazioni, si sta progressivamente sbriciolando la parte in cemento della tettoia eretta tra la caserma Massarelli e gli uffici della Polizia di frontiera. Sono sparite giusto le garitte e le sbarre.
Sant’Andrea. L’altro valico di prima categoria se la passa anche peggio. Ancor prima di ammirare la Porta d’Italia sulla rotonda di Sant’Andrea, gli automobilisti che arrivano dall’est restano colpiti dalle macerie sparse laddove un tempo stazionavano i finanzieri ai quali toccava il compito di controllare i documenti di chi intendeva recarsi in Italia.
In Slovenia l’intervento di demolizione dei gabbiotti e delle parti in muratura che in qualche maniera fungevano da barriera sono stati avviati addirittura prima dell’effettiva caduta formale dei confini: sono rimasti giusto quelli laterali, che non creano disagi al traffico veicolare. Le strutture italiane, invece, sono state demolite appena tre anni fa: ad aggiudicarsi la gara d’appalto indetta dal Governo era stata la Croce rossa di Genova, che nel volgere di qualche settimana era riuscita nell’intento di smantellare le pesanti pensiline e rimuovere le imponenti travi d’acciaio che le sostenevano. Brandelli di cemento, ferraglie da armatura, pietre e mattoni sono invece ancora lì, a fare bella mostra di sé, accatastati alla bell’e meglio: al centro della carreggiata restano le voragini (buchi anche di una decina di centimetri) provocate dalla sparizione delle vecchie strutture, oggi circondate per motivi di sicurezza da antiestetici new-jersey.
San Pietro. Nel 2010 il Consiglio comunale aveva approvato una delibera con la quale si disponeva l’inserimento delle strutture dell’ex valico nel piano delle alienazioni immobiliari dell’ente municipale, con la base d’asta fissata a 35mila euro. Non se n’è saputo più nulla. L’immobile è oggi in preda al degrado, lordato dai graffiti dei soliti vandali e con i serramenti malconci. Il passaggio su via Vittorio Veneto è stato invece sistemato: rimosse tettoia e garitta, il manto bituminoso è stato ricomposto a regola d’arte.
Merna. Una manovra azzardata di un camionista, nel 2008, aveva semidistrutto la pensilina (poi rimossa) e danneggiato la struttura in muratura, con una parte del tetto gravemente lesionata. Il caseggiato è rimasto esattamente così, con alcune porzioni della grondaia ancora penzoloni e altre accatastate sui gradini.
Christian Seu
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