Vasco vulcanico come sempre ha aperto con “Lo Show”, poi le ballate tanto attese

Lignano, su e giú per il palco in giacca con lustrini d’argento poi sostituita con una in pelle. Un mix di pezzi storici e di brani dal nuovo album. Burns alla chitarra fa scintille
Lignano 18 giugno 2016. Concerto Vasco. Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Lignano 18 giugno 2016. Concerto Vasco. Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

LIGNANO. Vasco non si racconta, si vive. Niente di piú vero, e noi ci proviamo. Proviamo a raccontarvi un concerto memorabile e indimenticabile, come ogni concerto di Vasco.

Ogni volta cambia la scaletta, ma le emozioni sono sempre le stesse. Ieri a Lignano è andata come doveva andare, con un bagno di folla per l’unico artista italiano - l’unica rock star - ancora in grado di riempire gli stadi.

Ventiduemila spettatori (di piú non potevano starci allo stadio Teghil) in estatica venerazione, oltre due ore di potente rock e di emozioni uniche.

Dal 10 luglio 1990, da quella famosa sera in cui Vasco a San Siro “uccise” Madonna (70 mila gli spettatori a Milano per lui, solo 20 mila a Roma in concomitanza per lei) si ripete sempre il medesimo copione: venticinque anni di incondizionato e ricambiato amore.

Sono una cosa sola Vasco e il suo popolo. Durante i concerti il pubblico si confonde con Vasco e Vasco si confonde con i suoi fan. E quando i riflettori si spengono, la magia continua.

Si torna a casa con l’adrenalina ancora a mille, che non ti fa dormire tutta la notte, e gli occhi sognanti. Per giorni e giorni si riguarda il biglietto, poi lo si ripone via, insieme a quelli dei precedenti concerti, tutti gelosamente conservati.

Magico Vasco, che sa mescolare rock e poesia, che sa arrivare dritto al cuore con poche semplici parole. Magica la sua band, che citiamo sempre alla fine degli articoli, ma che merita un posto di primissimo piano.

Stavolta permetteteci di spendere qualche parola in piú per questi strepitosi musicisti, senza i quali non sarebbe possibile mettere in piedi uno spettacolo con questo livello di qualità anche dal punto di vista tecnico.

Vasco ha aperto con “Lo Show” seguito da “Deviazioni” e “L’uomo semplice”: rock duro, rock puro. Poi ha virato sulle ballate tanto attese “Come Vorrei” e “Accidenti come sei bella”.

Erano con lui sul palco lo storico bassista Claudio “Gallo” Golinelli (tra i migliori in Italia), il tastierista Alberto Rocchetti, il “Lupo maremmano” a fianco di Vasco dal 1989, il chitarrista Stef Burns (suona con un gusto e una profondità che è di pochi al mondo) e Vince Pastano produttore, compositore, oltre che apprezzato turnista, il batterista Will Hunt, ex Evanescence entrato nella band di Vasco nel 2014 e noto soprattutto in ambiente Metal, il trombettista Frank Nemola, con un passato legato anche al teatro e al panorama underground italiano, il sassofonista Andrea Innesto detto “il cucchio”, a fianco di Vasco fin dagli anni ’80 che nella sua oltre trentennale carriera vanta collaborazione di grande spessore, e la corista Clara Moroni, la Ferrari del rock.

In scaletta c’era un mix di pezzi storici e brani del nuovo album. Ha dato una sferzata rock con “Un gran bel film”, “Sono innocente”, poi ha cantato “Guai”. A metà corsa il Blasco si è preso una pausa lasciando spazio ai suoi musicisti. Il tempo necessario per tirare fiato e cambiare la giacca di lustrini argento con un’altra di pelle nera.

In totale il Komandante ha cantato trenta pezzi e due medley, regalando i momenti di maggiore intensità nelle esecuzioni di “Una canzone per te”, “Dormi”, “Sally”, “La noia” e “Stupendo”.

L’ultima volta di Vasco in regione era stato nel settembre 2008 allo stadio Friuli di Udine. Ha poi riempito lo Stadio Rocco di Trieste nel 1999 e nel 2004 e il Parco Galvani di Pordenone nel 1987. A Grado, nel giugno 2005, fu protagonista di un’operazione (prove + tappa 0) simile a quella di Lignano di quest’anno.

Il rocker di Zocca si è confermato campione di incassi e di gradimento, del pubblico e della critica. Gli anni passano, Vasco li sente, ma ha l’abilità e la forza di sembrare sempre uguale a se stesso. L’energia è ancora tanta, con lui si va ancora al massimo.

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