Vecchiet racconta i suoi 25 anni alla biblioteca Joppi

Dirige la biblioteca dal 1991 e l’ha vista cambiare più volte. Al suo arrivo non c’era il computer e le ricerche venivano fatte a mano
Udine 13 Maggio 2016 biblioteca joppi Copyright Petrussi Foto Press / Turco
Udine 13 Maggio 2016 biblioteca joppi Copyright Petrussi Foto Press / Turco

UDINE. Quel 19 gennaio 1991, mio primo giorno di lavoro alla "Joppi", era un sabato radioso. Il panorama sulla cerchia dei monti che si poteva ammirare dall'ultimo piano della torre libraria, se non era paragonabile a quello che si gode dal Castello, aveva un fascino particolare, se non altro per le migliaia di volumi che accompagnavano la lenta salita a questa tersa visione.

Avevo scelto di iniziare il mio lavoro in biblioteca il sabato - giornata notoriamente tranquilla nei pubblici uffici - un po' per inconfessabili motivi scaramantici, ma soprattutto per entrare a Palazzo Bartolini in punta di piedi, per non essere travolto fin dal primissimo giorno di lavoro dalle telefonate o dalle innumerevoli richieste di lettori e dipendenti.

L'esperimento funzionò a meraviglia, anche se per poche ore, e quel sabato soleggiato e nemmeno tanto freddo mi riservò una biblioteca pacifica, dove i busti e i ritratti degli uomini insigni che fecero il Friuli moderno (Valussi, Toppo, Presani, Politi, Ciconi, Pirona, Joppi...) sembravano guardarmi con curiosità e benevolenza aspettando di mettermi alla prova.

L'"esame", dopo il difficile concorso pubblico che avevo superato l'anno prima (ricordo un'accigliata e folta commissione giudicatrice di docenti universitari, dirigenti regionali e amministratori), era solo rimandato a lunedì e non fu cosa di poco conto.

Passai notti tormentate nel cercare di risolvere al meglio le inevitabili vertenze col personale o nel cercare di migliorare il rapporto con gli utenti, facendo loro capire che la "Joppi" non era soltanto un'aula studio per preparare esami, ma una risorsa di grande valenza culturale, ancora tutta da scoprire e che li avrebbe grandemente agevolati nella ricerca.

ANTEPRIMA Udine, 21 febbraio 2004. INTERVISTA ROMANO VECCHIET Telefoto Copyright Foto Agency Anteprima www.anteprimafoto.it
ANTEPRIMA Udine, 21 febbraio 2004. INTERVISTA ROMANO VECCHIET Telefoto Copyright Foto Agency Anteprima www.anteprimafoto.it

Nel 1991 il computer si stava facendo faticosamente strada nella pubblica amministrazione, ma in Comune a Udine e in particolare in Biblioteca, non esisteva ancora. Me lo dovetti portare da casa, installandomelo sulla grande scrivania di legno chiaro che la dott.ssa Lelia Sereni, la direttrice che mi precedeva nell'incarico e che mi sollecitò ad affrontare il concorso, mi aveva lasciato in consegna assieme all'enorme ufficio di Direzione, che qualche anno dopo abbandonai per trasformarlo in Sezione friulana, aperta a tutti.

Il computer funzionava più o meno come una macchina da scrivere intelligente, non era collegato a Internet, non lo condividevo ancora con gli altri colleghi della biblioteca e il programma di scrittura era l'affidabile Wordstar, più tardi surclassato dai vari Word di Microsoft.

I libri si catalogavano con le macchine da scrivere elettroniche, che riuscivano a duplicare i testi delle schedine di cartoncino leggero "a modulo continuo" per collocare anche negli schedari delle biblioteche di circoscrizione - se c'era il tempo- una copia di quelle schede.

La ricerca era per il resto esclusivamente manuale, la consultazione delle principali enciclopedie e dei più noti dizionari andava fatta obbligatoriamente in biblioteca, come per gli antichi periodici friulani, ancora lontani dall'essere digitalizzati. Se non si conosceva l'autore, era ben arduo identificare un libro, se non affidandosi a quegli strumenti imponenti e grevi che erano gli schedari, in quegli anni segnali formidabili per capire immediatamente, fin dall'ingresso, l'importanza e anche un po' la sacralità di quei luoghi chiamati biblioteche.

Oggi, dopo più di venticinque anni, tutto questo vecchio mondo non c'è più. Conosco persone che si vantano di avere scritto documentatissimi libri sulla realtà delle biblioteche senza aver mai messo piede in biblioteca, perché tutto ormai è reperibile su Internet.

Non so se compiangerle o farmene una ragione, di fatto capisco che la biblioteca, e non solo quella di Udine, è diventata un'altra cosa: la si frequenta non più per l'assillo di un esame all'università, per reperire una legge sulla "Gazzetta ufficiale", per consultare il quotidiano del giorno prima che non si trova più in edicola.

Chi frequenta la biblioteca sa di poter continuare a fare il mestiere antico del ricercatore alla vecchia maniera, con le vecchie carte e i vecchi libri e giornali posizionati sul tavolo di fronte a te, ma al tempo stesso ha capito che essa fa parte di una rete di biblioteche enormemente più estesa, e che usufruire del servizio di "questa" biblioteca, significa in realtà essere in contatto con moltissime altre, condividerne i patrimoni e i tanti servizi.

Rimane, allora come oggi, il grande e inconfessabile piacere di leggere. Un piacere che la biblioteca, e la Joppi in particolare, alimenta e rende manifestamente praticabile in tutta la variegata comunità dei suoi lettori. Speriamo che questo sottile piacere, alla "Joppi" ma anche fuori da essa, non scompaia mai.

* direttore della biblioteca civica Vincenzo Joppi

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