Vendeva prodotti online, incassava e non consegnava: arrestato

Pordenone, c'era di tutto: caldaia, orologi, chitarra, telefonini. Truffe in serie. Il procuratore Tito: non fatevi abbagliare dai prezzi troppo bassi

PORDENONE. Si è fatto consegnare una playstation pro 4, ma all’indirizzo di un’altra persona, da quattro diversi venditori online, inviando ricevute false di bonifici mai eseguiti.

In altri cinque casi, invece, ha messo lui l’inserzione mettendo in vendita una caldaia, per due volte lo stesso orologio d’oro Omega, una chitarra Fender stratocaster e un telefonino Huawei. Merce pagata e mai arrivata a chi aveva risposto all’annuncio sul web.

Comprano online, ma cadono nelle rete dei truffatori: sette smascherati dai carabinieri


Gli inquirenti sono riusciti ad attribuire alla stessa persona i nove episodi commessi in luoghi diversi – due a Portogruaro, uno a Teglio Veneto, uno a Caorle, tre a Casarsa della Delizia, uno San Vito al Tagliamento e uno a Pistoia – grazie all’operato del nuovo pool antitruffa istituito dal procuratore Raffaele Tito all’interno della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri. Dal database, creato su impulso del capo dei pm, sono subito emerse le analogie fra le nove denunce.

Scippi, truffe e furti in casa: ecco i trucchi per difendersi


È in carcere, con l’accusa di aver perpetrato le nove truffe online, Gabriele Carrozzo, 44 anni, residente a Trieste e domiciliato a San Martino al Tagliamento. I raggiri sono stati commessi fra il 9 novembre 2018 e il 15 maggio 2019, per un importo complessivo di 3.630 euro.

"Il tuo pc è bloccato, chiama per l'aiuto": ecco la nuova truffa online, decine i casi in Friuli

Carrozzo è stato arrestato dai carabinieri, sezione di polizia giudiziaria di Pordenone e stazione di Casarsa della Delizia. Mercoledì 18 settembre in penitenziario sarà interrogato dal gip Rodolfo Piccin, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare.

Vendite fasulle su internet, i carabinieri scovano la rete di truffatori del Postamat


Ad avviso del giudice il carcere è l’unica misura possibile per impedire a Carrozzo di reiterare il reato. Nemmeno le condanne, ha osservato il gip Piccin, lo hanno frenato. Dopo aver beneficiato della condizionale, ha ricominciato.

Come si mantiene l’indagato? Al giudice non risultano fonti lecite di sostentamento agli atti, il che lascia presumere che viva almeno in parte con il provento dei reati.

Il pm Monica Carraturo, che ha coordinato l’indagine, gli ha contestato anche il reato di sostituzione di persona (nella veste di acquirente si è spacciato per un altro), nonché l’aggravante della minorata difesa delle vittime. Si tratta di un principio stabilito dalla Cassazione nel 2017 con riferimento al luogo di commissione del reato, che aggrava la pena in caso di condanna, da uno fino a cinque anni di reclusione.

La distanza fra il luogo in cui si trova la vittima, che di norma paga in anticipo il prezzo del bene venduto, e quello in cui si trova, invece, il truffatore, favorisce quest’ultimo, secondo la Cassazione, consentendogli di schermare la sua identità e di sfuggire al controllo preventivo sul prodotto in vendita.

Quello delle truffe online è un fenomeno dilagante. La Procura di Pordenone ha deciso di arginarlo con la creazione, a febbraio, di una task force dedicata.

I risultati si toccano già con mano. «Invitiamo i cittadini a fare attenzione con le inserzioni online in certi siti e a non lasciarsi abbagliare dai prezzi eccessivamente bassi – i consigli del procuratore Raffaele Tito –. I prezzi troppo bassi sono indizio di qualcosa che non va.

Se un iPhone costa 300 euro, è rubato, oppure non esiste. Non bisogna essere ingordi. La prudenza è necessaria: si fa così fatica a guadagnare che non è il caso di buttare via il proprio stipendio. Noi ce la mettiamo tutta per scoprire i truffatori, nonostante le difficoltà che tale indagine comporta: spesso si appoggiano a server esteri per non farsi rintracciare». —


 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto