«Vendo un rene per sfamare la famiglia»
PORDENONE. Un grido d’aiuto che esprime il dramma di un padre che darebbe tutto pur di sfamare e far vivere dignitosamente i suoi tre figli e la moglie: «Vendo un rene al miglior offerente, altrimenti la faccio finita». Lo sfogo è stato affidato alle pagine del blog di Andrea Mavilla, molto seguito dagli internauti, e postato sul profilo facebook del Messaggero Veneto.
L’uomo vive con la famiglia in un comune dello Spilimberghese: «Da quattro giorni non mangiamo più» riferisce ancora nel blog. Non riesce a pagare le bollette: l’elettricità è garantita dall’Enel solo al 30 per cento e l’acqua è stata ripristinata qualche giorno fa grazie all’intervento dei servizi sociali comunali che hanno intercesso con Hydrogea. Il nucleo familiare sopravvive con i 400 euro che guadagna mensilmente la moglie. A questo si somma il sostentamento della Caritas con la busta della spesa che contiene pasta, riso, zucchero, caffè e legumi.
L’uomo ha perso il lavoro tre anni fa. Siccome aveva più di 50 anni, gli erano stati garantiti tre anni di mobilità. Un tempo adeguato per raggiungere la pensione. Con la legge Fornero, però, è entrato nel popolo degli esodati e quindi il traguardo della quiescenza si è allungato.
Tre anni fa aveva pensato che i soldi dell’Inps, se riscossi tutti subito, gli avrebbero dato la possibilità di aprire una piccola attività. Così, con 25 mila euro in tasca, ha acquistato un chiosco per la rivendita dei giornali: obiettivo quasi raggiunto non fosse stato per quei 10 mila euro che ancora mancano per la licenza. Nessuna banca ha voluto concedere una fidejussione. Così, ora, l’uomo ha l’attività ma non può aprirla. Nè quindi concedere alla famiglia di vivere dignitosamente.
Nella scelta tra mangiare e pagare le bollette, ha scelto la prima, per i propri figli. «Non chiedo soldi – fa sapere oggi –. Certo, se arrivasse un aiuto non lo disdegneremmo, ma cerco un lavoro per alzarmi la mattina con la voglia di andare avanti».
Invece, la depressione ha il sopravvento. Di qui lo sfogo, affidato al blog di Mavilla. «Oggi ho preso la mia decisione – scrive – quella di vendere un rene al miglior offerente, è l’unica cosa che ho ancora da vendere, non abbiamo più nulla a disposizione. Abbiamo già venduto tutto al Compro oro per poter sopravvivere fino a oggi, ma adesso non abbiamo più nulla. Se non riesco a vendere il mio rene l’unica cosa che mi rimane è farla finita, così almeno daranno a mia moglie e ai miei figli la pensione, per quanto minima».
Nell’indifferenza della comunità, si sta consumando un dramma che il nucleo familiare, dignitosamente, cerca di dare a vedere il meno possibile. Nè una parola di conforto, nè una mano tesa a offrire un lavoro, sebbene occasionale: in un piccolo paese, dove tutti conoscono tutti, si girano le spalle di fronte all’evidenza del bisogno più estremo, quello della sopravvivenza.
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