Veneto Banca, in 6 mesi persi 259 milioni

Deciso un fondo di solidarietà per gli azionisti. Atlante: 3 miliardi crediti deteriorati anche di BpVi a una nuova società
Marson Venegazzù assemblea Veneto Banca
Marson Venegazzù assemblea Veneto Banca

UDINE. Semestrale in perdita ma migliore solidità per Veneto Banca. Il consiglio di amministrazione ha approvato ieri i conti al 30 giugno che vedono il gruppo chiudere in rosso per 259 milioni di euro.

Ad incidere l’incertezza e la posticipata conclusione nell’esecuzione dell’aumento di capitale che hanno condizionato il business ordinario (calo degli attivi fruttiferi superiore al 9% nei sei mesi) e la profittabilità. Condizionanti inoltre la presenza di significative componenti straordinarie negative e il deciso rafforzamento delle coperture a presidio dei rischi (credito e litigations in primis).

Il risultato operativo ammonta a meno 37 milioni di euro ma, precisa la Banca, «tale dato sarebbe positivo per circa 36 milioni di euro al netto delle componenti negative, nonostante uno scenario di mercato molto complicato (tassi negativi ormai da molti trimestri) e una situazione aziendale del tutto straordinaria». I costi straordinari si sono attestati a 47 milioni (legati a riorganizzazione, incentivi all’esodo, chiusura di filiali: ben 100 sulle 130 previste dal piano industriale).

«Considerato l’impatto economico derivante dall’effetto fiscale - si legge nella relazione - il Gruppo Veneto Banca ha archiviato i primi sei mesi dell’esercizio con una perdita netta di 259 milioni di euro, a fronte della perdita di 220 milioni di euro registrata a giugno 2015».

I ricavi sono calati a 359 milioni da 461 milioni anche per i 26 milioni di componenti straordinarie dovute alla svalutazione di partecipazioni. Sotto il profilo patrimoniale, il cet1 ratio è salito al 10,74% dal 7,23% di fine 2015. Gli indici di liquidità salgono sopra i limiti regolamentari al 71% dal 53% di fine 2015.

«Archiviata la relazione semestrale al giugno 2016, il nuovo consiglio di amministrazione sta alacremente lavorando con il management per il rilancio del Gruppo Veneto Banca. Un rilancio - si legge nella relazione - che parte dal varo, entro fine anno, di un piano industriale che prevede un’accelerazione sull’attività commerciale, una incisiva politica di riduzione dei costi, all’insegna della sobrietà, e una costante ricerca di maggiore efficienza a tutti i livelli».

Nell’ambito del nuovo piano, il Cda ha ritenuto «di rivedere la considerazione strategica circa il Gruppo Bim» che quindi uscirà dall’elenco delle attività in via di dismissione. Sempre il Cda ha infine deciso di costituire un «fondo di solidarietà per gli azionisti più in difficoltà, che verrà alimentato dalla vendita di beni non funzionali all’attività bancaria, e di proseguire speditamente con l’iter per l’avvio dei tavoli di conciliazione».

Confermata la volontà di procedere con l’azione di responsabilità. In concomitanza sempre ieri l’Associazione dei soci delle Banche popolari venete ha annunciato di aver elaborato un progetto che presenterà ad Alessandro Penati, presidente di Atlante, che prevede il conferimento di almeno 3 miliardi di crediti deteriorati (Npl) di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza ad una nuova società la quale, a fonte della gestione degli stessi, possa distribuire obbligazioni in cambio di azioni ai soci delle due banche.

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